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Afghanistan: un’epoca sta per concludersi

Pubblicato il 17/04/2021 - Il Piccolo

Un’epoca sta per concludersi: salvo repentini cambiamenti di rotta, per volontà del presidente Biden, i militari Usa e della Nato si ritireranno dall’Afghanistan prima della data simbolica del ventesimo anniversario dell’attentato alle Torri gemelle, che cade il prossimo 11 settembre. Nell’intento di concludere le cosiddette forever wars, le guerre infinite, Biden ha rigettato l’idea di un ritiro basato sulle condizioni sul terreno (condition-based), ossia legato all’andamento del conflitto tra talebani e governo di Kabul, che non è mai cessato. L’America semplicemente intende disimpegnarsi, noncurante dei rapporti della sua stessa intelligence che paventano, dopo l’uscita di scena delle truppe occidentali, una recrudescenza del conflitto prima e l’avvento al potere dei talebani poi. Nonostante vent’anni di sostegno occidentale, le istituzioni nazionali afghane, in primis l’esercito, sono troppo deboli per resistere all’onda d’urto di un movimento più compatto che mai, agguerrito e determinato a incassare l’intera posta. L’unica chance che ha il governo legittimo è affidata ad una Conferenza di pace che si terrà in Turchia nelle prossime settimane. Ma i talebani sembrano ben lontani dal voler sposare una soluzione diplomatica, come dimostrano i ripetuti atti di violenza commessi a Kabul in questo periodo. Nell’intento di fare tabula rasa di tutte le conquiste civili guadagnate in questo ventennio, i talebani stanno compiendo una serie di omicidi mirati contro esponenti della società civile per rimuovere ogni ostacolo dalla loro scalata al potere. Come se non bastasse, in Afghanistan imperversa anche il cosiddetto Isis-K, la sezione locale dello Stato islamico che rivaleggia con i talebani per l’egemonia nel Paese.  Questi elementi ci riconducono ai termini dell’accordo di pace negoziato dagli Usa sotto la presidenza Trump: un accordo stringente che, in cambio della partenza di tutte le truppe, richiede ai talebani di non commettere attentati contro l’Occidente e di non ospitare sul proprio territorio formazioni terroristiche. È probabile invece che l’Afghanistan, una volta che l’ultimo soldato occidentale avrà abbandonato il Paese, si trasformerà di nuovo in un santuario per terroristi e altri soggetti che sfrutteranno la situazione. Le promesse dei talebani, da questo punto di vista, sembrano poco convincenti come quelle, pronunciate a mezza bocca, di rispettare i diritti delle donne. Le donne anzi sono già le vittime di questa tragedia annunciata, come è dimostrato dal recente assassinio di tre operatrici dell’informazione, uccise a colpi di pistola nel centro di Kabul. Più che una scommessa, quello degli Usa sembra un azzardo giocato sulla pelle di un’intera popolazione. Ma d’altra parte, dopo vent’anni di impegno militare, perdite umane e costi astronomici, era impossibile pretendere la prosecuzione della presenza in armi in quell’area. Il ritiro dunque ci sarà, coinvolgerà anche il contingente italiano, e chiuderà non certo in bellezza un capitolo di storia durato un’intera generazione.

 

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