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Anche la campagna per le presidenziali è devastata dal coronavirus

Pubblicato il 30/10/2020 - Messaggero Veneto

Così come ha infettato 8,5 milioni di americani, senza risparmiare il presidente Trump, il covid 19 sta contagiando, ma era inevitabile, queste ultime battute di campagna elettorale per le presidenziali USA 2020. Mentre numerosi territori del Paese sono ancora in piena emergenza, i candidati si stanno sfidando quasi esclusivamente sulla base delle politiche di contrasto al virus. Sotto questo punto di vista, repubblicani e democratici si pongono in netta antitesi. Se lo sfidante Biden e il suo team stanno cercando di mettere in cattiva luce l’operato a loro dire inadeguato dell’amministrazione Trump e promettono in caso di vittoria l’adozione di misure più drastiche per contenere il contagio, i repubblicani tentano di distinguersi – come hanno fatto nel pieno dell’emergenza – sposando la linea del no al lockdown e ad ogni ulteriore danno all’economia. Molti segnali di questi giorni confermano che questo schema semplificato corrisponde alla realtà. Basta ascoltare quel che dice nei suoi comizi Donald Trump, che ne approfitta per ridicolizzare l’uso della mascherina da parte del suo avversario o si spinge oltre le soglie del complottismo asserendo che vi siano interessi economici occulti dietro la crescita dei contagi negli USA. Sull’altro fronte, Biden non ha dovuto fare altro che adottare una strategia di netta distinzione all’insegna della responsabilità. Basta pensare ai suoi comizi drive-in ai quali si accede in auto, distanziati e manifestando il consenso a colpi di clacson. La politica dunque in America si divide come ovunque sul coronavirus, dando ai candidati l’opportunità di modellare la propria immagine in funzione di quest’unico cleavage. Non era così tuttavia che doveva finire il confronto elettorale più importante di tutto il mondo, dal cui esito dipendono le sorti di intese diplomatiche, conflitti, accordi economici e commerciali. È soprattutto stupisce che il dibattito da parte dell’attuale inquilino della Casa Bianca, che pur è risultato positivo al virus con mezza sua famiglia, si lasci andare a comportamenti incongrui con le drammatiche circostanze attuali come ad esempio l’attacco al virologo Anthony Fauci che per milioni di americani rappresenta il volto della scienza al servizio della collettività, oppure il comizio in cui lo stesso Trump ha schernito i media per la loro drammatizzazione della pandemia. Ed è preoccupante, infine, che, in tutto questa bailamme, temi di vitale importanza per il popolo americano ma anche per l’intera umanità finiscano inesorabilmente per scomparire dai radar. Dov’è finita la memoria di George Floyd ucciso brutalmente appena pochi mesi fa dalla polizia di Minneapolis? Che ne è del Green New Deal e della speranza di un mondo libero dall’incubo dei cambiamenti climatici? Proseguirà o no lo scontro frontale con la Cina, che continua a tenere in ambasce il mondo intero? Questi, purtroppo, sono gli effetti della pandemia sulla democrazia più vigorosa del mondo, azzoppata dal virus nella sua capacità di esprimere ciò che è e vuole fare.

 

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