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“Borgo Stazione” diventa un documentario. La trasformazione raccontata in 41 minuti

Pubblicato il 16/12/2019 - Messaggero Veneto

È stato realizzato dal sociologo Marco Orioles assieme al videomaker pakistano Wajid Abbasi. Da martedì anche sul sito del Messaggero Veneto 

Ha trascorso più di sette mesi ogni giorno, dall’alba al tramonto, nelle vie, nei locali, e negli angoli più remoti di Borgo Stazione. Armato del suo iPhone, e talvolta di un treppiedi, il sociologo e giornalista udinese Marco Orioles ha immortalato la vita quotidiana di un quartiere che non conosce pace da quando è diventato l’epicentro cittadino del fenomeno più dirompente degli ultimi tempi: l’immigrazione straniera.

 

Il risultato è un documentario di 41 minuti, “Borgo Stazione”, che riannoda i fili di una storia che comincia ben prima del giorno dei lontani anni ‘90 in cui un immigrato algerino di nome Boubir aprì – in singolare concomitanza con l’apertura del vicino McDonald’s – il primo kebab in via Roma. Quel che una vita fa era universalmente noto come ‘Quartiere delle magnolie‘ sperimentava già infatti la difficile convivenza tra il ceto medio-alto dei suoi residenti e i tipici fenomeni della marginalità che si annidano sempre nel mondo attorno alle stazioni ferroviarie.

Nel terzo millennio, l’allarme non è più rappresentato dalle ‘lucciole’ o da altri soggetti e circostanze border line, ma dal timore di una sostituzione etnica già consumata e accompagnata, per giunta, dai peggiori indicatori del degrado, non ultimo il traffico di stupefacenti che è stato da poco sgominato con la maxioperazione della Questura di Udine denominata ‘Magnolia’. E’ di questi spinosi argomenti, ma anche degli interrogativi sociologici e culturali che si agitano sullo sfondo, che Orioles sollecita a parlare i protagonisti del documentario: le colonne del giornalismo udinese Piero Villotta, Paolo Medeossi e Toni Capuozzo, l’eclettico artista Rocco Burtone, la maestra e il dirigente della scuola primaria Dante Alighieri (solo 4 alunni italiani su 51), Alessandra Stavolo e Paolo De Nardo, per finire con l’ultimo arrivato, il rifugiato Waqar Shah che ha da poco aperto bottega nel quartiere ma fa anche il cuoco in un locale del centro dove prepara alla perfezione le specialità friulane.

Ne emerge un quadro segnato da vistosi paradossi che il filmato condisce con le immagini in movimento dei luoghi e dei volti che costituiscono l’anima di un quartiere non facilmente decifrabile. “Borgo Stazione” è il frutto di una sfida, quella di Orioles, che, dopo aver dedicato al quartiere multietnico di Udine volumi e interventi di ogni genere, si cimenta con un altro linguaggio e con nuove tecnologie per lanciare un messaggio ancora più forte.

Decisivo in tal senso è stato il suo incontro, due mesi fa, con Wajid Abbasi, videomaker pakistano attualmente ospite della caserma Cavarzerani dove è in attesa dell’esito della sua domanda di asilo: sono sue le immagini del suggestivo tour del Borgo che apre il documentario. Dopo questo primo progetto comune, la coppia ha deciso di proseguire la collaborazione fondando “Ita-Pak Films”, casa di produzione di documentari specializzata nel trattare i temi che connotano la stessa amicizia dei due fondatori: l’incontro (e gli scontri) tra i popoli, le culture e le religioni, e la grande sfida della convivenza nelle società multietniche.

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