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Caso Khashoggi, crepa in un’alleanza inossidabile

Pubblicato il 19/10/2018 - Il Friuli

È insieme un giallo, un intrigo, una spy story e un incidente internazionale, quello che ha visto come protagonista, suo malgrado, Jamal Khashoggi, giornalista saudita, editorialista del Washington Post, già consigliere di corte poi transitato alla dissidenza politica e votatosi all’autoesilio un anno fa in disaccordo con le politiche autoritarie del regno dei Saud. Khashoggi è scomparso il 2 ottobre, dopo essere entrato nel consolato di Istanbul per ottenere dei banali certificati di matrimonio. Ma da quell’edificio, il giornalista non è mai uscito. Secondo i media turchi ed americani, Khashoggi sarebbe stato fatto oggetto, dentro il complesso diplomatico, di un duro interrogatorio, culminato in un pestaggio e, alla fine, nella sua uccisione con tanto di occultamento del cadavere – c’è chi adduce l’ipotesi che il suo corpo sia stato fatto a pezzi e seppellito nella residenza del console, e c’è chi sostiene invece che sia stato sciolto nell’acido. Il mistero sulla sorte di Khashoggi ha innescato una fitta polemica, con prese di posizione durissime da parte della comunità internazionale nei confronti dell’Arabia Saudita, accusata di aver voluto togliere di mezzo una voce scomoda. Le rimostranze nei confronti di Riad sono suffragate, oltre che da misteriose registrazioni in possesso delle autorità turche (che evidentemente tenevano sotto controllo il consolato), dal furtivo passaggio in Turchia, nelle ore precedenti l’ingresso di Khashoggi nel consolato, di quindici uomini sauditi, molti dei quali membri dei servizi di sicurezza, tra cui un medico legale la cui presenza avvalorerebbe l’ipotesi di una predeterminazione dell’omicidio. Gli Stati Uniti, per un cui autorevole giornale Khashoggi scriveva, ci vogliono vedere chiaro. Sono anche imbarazzati perché l’Arabia Saudita è il principale alleato americano in Medio Oriente, il fulcro di un’intera strategia con cui l’amministrazione Trump intende rimodellare la configurazione politica di quella regione tribolata. Se dovessero emergere prove inoppugnabili della responsabilità saudita, il governo Usa non potrebbe restare con le mani in mano. Molti parlamentari a stelle e strisce invocano ritorsioni verso il paese arabo, che potrebbero riguardare un settore strategico come quello militare. Anche se è difficile che le ottime relazioni tra Washington e Riad siano definitivamente compromesse, l’affaire Khashoggi rischia di aprire una crepa in un’alleanza inossidabile.

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