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Che cosa si dice e si fa in Polonia e in Italia su Huawei

Pubblicato il 29/01/2019 - Start Magazine

Tutte le ultime novità in Europa sul caso Huawei. Il Punto di Marco Orioles

 

Nuova grana per Huawei in Europa. Anche il governo di Varsavia, dopo l’arresto con l’accusa di spionaggio del direttore delle vendite della divisione polacca dell’azienda cinese, avvenuto all’inizio dell’anno, sta valutando un bando alla partecipazione del colosso di Shenzhen allo sviluppo del 5G.

Una fonte dell’esecutivo polacco sentita da Reuters, trincerandosi dietro l’anonimato, ha fatto capire che l’intenzione del governo è proprio quella di escludere Huawei dalla ricca torta della costruzione della rete mobile di quinta generazione. “Arrestare una spia significa la fine della discussione”, ha spiegato la fonte. Che conclude: “Penso che i cinesi non saranno presenti nel 5G in Polonia”.

L’orientamento di Varsavia scaturisce direttamente dal vertice. Intervistato da sito money,pl, il presidente Andrzej Duda non si è nascosto dietro un dito. “Sono”, ha dichiarato, “definitivamente propenso a cooperare con le aziende europee o con quelle degli Stati Uniti piuttosto che con i produttori dell’Asia”.

Se queste intenzioni dovessero tradursi in atti di governo, sarebbe un colpo durissimo, l’ennesimo, per Huawei, che in Polonia aveva sviluppato una partnership con Orange e T-Mobile per mettere in piedi la rete 5G.

Le voci di un possibile bando del governo polacco preoccupano non poco i manager locali dell’azienda cinese, che la settimana scorsa erano stati ricevuti da funzionari governativi proprio per affrontare i temi della sicurezza. “Stiamo lavorando con il governo e i partner in Polonia”, recita il comunicato rilasciato da Huawei dopo l’incontro, “per convincere le autorità che, anziché porre una minaccia alle reti nel paese, la nostra tecnologia aiuterà a migliorare la connettività”.

L’arresto di Stanislaw Wang ha però fatto precipitare la situazione. Che ora, per quanto concerne i piani di Huawei in Polonia, potrebbe essere definitivamente compromessa. A Varsavia si pensa di blindare il 5G ricorrendo all’opzione suggerita l’anno scorso da Exatel, operatore locale di tlc: un consorzio statale. “L’alternativa della Polonia” a Huawei, spiega il parlamentare ed ex ministro della Difesa Tomasz Siemoniak, “è costruire una compagnia (o consorzio) statale” che avrebbe anche la funzione di “selezionare i partner” chiamati a partecipare allo sviluppo e alla gestione del 5G.

A mali estremi, estremi rimedi, sembrano pensare in Polonia. Quando si tratta di garantire la sicurezza nazionale, non si possono d’altronde che prendere decisioni drastiche. Specialmente se a suggerirle è il principale alleato e garante di ultima istanza della sicurezza del paese: gli Stati Uniti. Che, come ricorda il New York Times, hanno fatto chiaramente capire alla Polonia che la scelta è binaria: si tratta o di stare con gli Usa, e allora ci si deve adeguare, o con la Cina, e in quel caso se ne pagherebbero le conseguenze. Quali? Il presidente Trump è stato chiaro quando ha spiegato ai polacchi che la sua promessa di mettere in piedi una base americana nel paese, il cosiddetto “Fort Trump”, dipende dal loro comportamento sul dossier 5G.

Gli orientamenti del governo di Varsavia maturano in un momento in cui Huawei è nel mirino in più paesi del Vecchio Continente. Start Magazine ha raccontato nel suo dossier sul caso Huawei – tutti i link agli articoli che abbiamo scritto sull’argomento li trovate più sotto – tutti le misure prese o allo studio in nazioni come Gran Bretagna, Germania, Francia, Belgio, Norvegia per fare i conti con i problemi segnalati dall’intelligence a stelle e strisce, convinta che i legami troppo stretti tra Huawei e il Partito Comunista Cinese rappresentino una minaccia alla sicurezza di una rete, come il 5G, che rivestirà una dimensione strategica. Blindare il flusso di comunicazioni pubbliche e private da possibili intrusioni cibernetiche o addirittura sabotaggi da parte del regime autoritario di Pechino non può che essere una priorità per tutti i paesi dove sta per decollare la rete mobile di quinta generazione.

Non si contano più le voci preoccupate per le possibili implicazioni di una presenza delle attrezzature Huawei sulla rete 5G. L’ultimo ad esprimersi è stato il commissario Ue al digitale Ansip, che la settimana scorsa ha messo in guardia i governi dai rischi di una collaborazione con Huawei alla luce della legge cinese che obbliga individui e aziende del Dragone a obbedire alle richieste dell’intelligence di Pechino.

In Italia? Non esiste, a livello nazionale, un dibattito su Huawei analogo a quello in corso presso i partner europei, né si sono registrate prese di posizioni ufficiali od ufficiose su eventuali mosse del governo sulla scia di quelle prese o in procinto di essere prese altrove.

Ma il Copasir (Comitato parlamentare di controllo sui Servizi) ha lanciato l’allarme e l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) potrebbe iniziare ad affrontare presto il problema 5G e spionaggio. “Noi abbiamo fatto molto sul 5G” ha dichiarato al Fatto Quotidiano il commissario Agcom Antonio Nicita, “ma questa è una riflessione nuova e opportuna. L’Autorità si è posta da tempo il problema dell’espansione della competenza sulla sicurezza delle Reti che la legge assegna all’Agcom anche nei confronti della sicurezza strategica rispetto al pericolo di intrusione di terzi, sabotaggio e così via. D’altra parte”, aggiunge Nicita, “la normativa sul golden power sembra aver fatto chiarezza sul punto affidando queste valutazioni alla presidenza del Consiglio dei ministri”.

È solo questione di tempo, dunque, prima che il governo sia chiamato ad esprimersi su questa vicenda scottante. E non è da escludersi che l’esecutivo gialloverde si faccia influenzare da altre priorità, non ultima quella – annunciata dal vicepremier e ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio – di diventare i “primi partner in Europa” della Cina. Un obiettivo, ovviamente, incompatibile con un’esclusione tout court di Huawei dall’infrastruttura nazionale del 5G, che provocherebbe l’ira di Pechino e sicure ritorsioni.

Esattamente come gli altri paesi, il governo italiano sarà costretto a muoversi in un sentiero stretto e chiamato a scegliere tra i vincoli dell’alleanza atlantica e la partnership economica con la Cina. In questi giorni, ricorda La Repubblica, si vocifera di una possibile visita di Stato in Italia a marzo del presidente Xi Jinping durante la quale potrebbe essere firmato il memorandum di intesa sulla Via della seta. Una festa che sarebbe sicuramente guastata da un bando nazionale ad Huawei.

 

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