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L’arma degli Usa per una storica distensione: lo sviluppo

Pubblicato il 27/02/2019 - GNN

A otto mesi dalla loro prima, storica stretta di mano a Singapore, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader della Corea del Nord Kim Jong-un si incontrano di nuovo oggi e domani nella capitale del Vietnam, Hanoi. La scelta del luogo di questo secondo summit non è casuale, ma è parte integrante della strategia con cui il capo della Casa Bianca intende convincere il suo interlocutore a rinunciare definitivamente al suo arsenale nucleare e missilistico. Il Vietnam è il Paese con cui gli Stati Uniti hanno combattuto una lunga e sanguinosa guerra negli anni ’60 e ’70 del Novecento, salvo poi diventare loro partner in una proficua relazione commerciale che molto ha contribuito a fare di questa nazione dell’Asia una potenza economica sempre più prospera. È il percorso che Trump spera possa imboccare la Corea del Nord, chiamata a rinunciare alla sua condotta ostile e al suo isolamento per percorrere invece il sentiero dello sviluppo e della cooperazione. Una strada che The Donald ha sintetizzato in un recente tweet, nel quale si è detto convinto che la Corea del Nord “diventerà un tipo diverso di razzo: un razzo economico!”. Il pacchetto di incentivi predisposto dai negoziatori americani sarà uno dei perni del summit che si apre oggi, ma non è l’unica leva con cui si tenterà di persuadere Kim a smantellare le sue armi di distruzione di massa. Secondo indiscrezioni di stampa, ad Hanoi gli Usa caleranno un asso: una dichiarazione ufficiale di Trump con cui archiviare definitivamente la Guerra di Corea del 1950-53, terminata allora con un mero armistizio e non con un trattato di pace. Uno dei motivi per cui la Corea del Nord ha avviato, sessant’anni or sono, il suo programma atomico fu proprio l’ostilità degli Stati Uniti, che dopo il conflitto schierarono nella penisola coreana decine di migliaia di soldati – ne rimangono a tutt’oggi quasi 30 mila – e un poderoso dispositivo nucleare, posti a protezione del fragile equilibrio post-bellico. Un passo concreto verso la distensione tra i due ex nemici, scommettono gli Usa, toglierebbe ogni alibi alla Corea del Nord. Come evidenziano concordi gli analisti, missili e ordigni nucleari rappresentano però la polizza di assicurazione del regime comunista al potere a Pyongyang e la miglior garanzia della continuità della dinastia dei Kim. I quali, dunque, vi rinunceranno solo in presenza di vantaggi tangibili. Potersi concentrare sul benessere dei propri cittadini ora in miseria, senza distogliere preziose risorse finora investite nel costoso programma nucleare e balistico e beneficiando anzi di un robusto sostegno esterno, è la prospettiva che Kim sarà chiamato a considerare ad Hanoi. Il summit di Singapore del 12 giugno scorso si concluse con una dichiarazione congiunta dei due leader che li impegnava a lavorare insieme verso la “completa denuclearizzazione della penisola coreana”. Una promessa cui il vertice di oggi e domani dovrà dare finalmente sostanza.

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