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Da domani giù le mascherine, ma non dev’essere un vero addio

Pubblicato il 27/06/2021 - Il Piccolo

Grazie mascherina. Come sappiamo, dopo il parere favorevole del Cts non dovremo più indossare i dispositivi di protezione all’aperto. Risfodereremo la mascherina solo in ben precise circostanze: entrando in un negozio, prendendo un mezzo pubblico e in tutte quelle occasioni in cui ci sia un rischio di assembramento. Non è per nulla un addio, dunque, anche perché siamo tenuti a tenerla sotto mano pronta per l’uso. Ma quando faremo le passeggiate in città e incontreremo i nostri amici lo potremo fare a volto scoperto. Sarà possibile così riaprire tutta una serie di canali di comunicazione rimasti preclusi per tutto il tempo dell’infierire della pandemia. Potremo sorridere ed essere ricambiati, fare le smorfie per alludere o scherzare, fare il broncio nei confronti di chi ci ha fatto un dispetto. Sarà la riscoperta della comunicazione non verbale, che lungi dallo svolgere un ruolo ancillare nelle interazioni, è un sistema complesso di segni e rituali che agevolano e completano lo scambio comunicativo. Che sia importante dare una concretezza ai volti lo hanno dimostrato le reazioni di gioia degli alunni di una scuola primaria del Veronese che nell’ultimo giorno di lezione hanno trovato appeso alla parete del corridoio un cartellone con le foto di tutti i loro insegnanti a volto scoperto. La conquista che abbiamo conseguito non ci deve però far dimenticare quanto siano state utili le mascherine sinora. Come non si stancavano mai di ripetere gli esponenti del Cts, le mascherine facevano parte di una terna inseparabile comprendente anche distanziamento sociale e sanificazione e che rappresentava prima dell’arrivo dei vaccini il nostro unico scudo contro il Covid. È anche grazie alle mascherine se il Paese non è stato costretto a una serrata totale che sarebbe stata esiziale per il nostro sistema economico e sociale: anche durante i lockdown una parte significativa delle attività vitali è stata infatti preservata pur con quello scomodo limite alla comunicazione. Tutti ricordiamo peraltro la caccia alla mascherina scattata allo scoppiare della pandemia quando questi dispositivi erano introvabili. Ci volle uno sforzo eccezionale da parte del governo del tempo e acquisti massicci sia dall’estero che attraverso la riconversione di aziende nazionali per garantire a tutti una fornitura all’altezza della gravità de momento.  Da allora è passato quasi un anno e mezzo e la mascherina è entrata nella fisiologia dei rapporti interpersonali. In poco tempo si sono rese disponibili addirittura versioni alla moda e griffate, quasi a voler esorcizzare la natura strettamente sanitaria della mascherina. Si apre ora una fase di transizione durante la quale avremo l’opportunità di riscoprire i volti un tempo familiari e scontati dei nostri amici di sempre ma anche di soffermarci sui lineamenti di tutte le persone con le quali condividiamo un marciapiede o i tavolini esterni di un locale. Dunque, anche se non riporremo la mascherina nel cassetto, è un passaggio simbolico di una fase storica in cui ci eravamo persino dimenticati delle nostre fattezze.

CoronavirusIl Piccolo
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