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Eni, che cosa farà l’Italia nel Golfo di Guinea

Pubblicato il 14/06/2020 - Start Magazine

Tra le nuove missioni internazionali dell’Italia c’è anche una nel Golfo di Guinea per tutelare fra l’altro le attività estrattive dell’Eni. Che cosa si legge nella delibera del consiglio dei ministri

Spunta una sorpresa nelle relazioni approvate dal recente Consiglio dei ministri relative alle missioni internazionali in corso e a quelle nuove che sono state comunicate alla presidenza del Senato e assegnate alle commissioni Esteri e Difesa per l’avvio del necessario dibattito.

Si tratta di una missione nel Golfo di Guinea, nelle acque dell’Oceano Atlantico tra Nigeria, Ghana e Costa d’Avorio: una vera e propria novità per le nostre forze armate, presentata nel documento come “impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza”.

Nella scheda relativa alla missione, si spiega come l’area sia letteralmente infestata dalla pirateria, che ha “seriamente compromesso il traffico commerciale internazionale e inflitto pesanti costi economici alla regione”.

Ma si spiega anche che nella regione sorgono i due maggiori produttori africani di petrolio, ossia Nigeria e Angola, da cui la necessità di tutelare le aziende petrolifere che vi operano, tra cui l’Eni, di cui viene espressamente predicata la necessità di tutelarne le “attività estrattive”.

“In tale contesto – recita ancora la relazione – sarà pertanto schierato “un dispositivo nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (con l’obiettivo) di tutelare gli interessi strategici nazionali nell’area (Naval Diplomacy), supportando il naviglio mercantile nazionale in transito”.

La missione, se approvata, godrà di un budget di 9 milioni di euro, si concluderà alla fine dell’anno e prevederà lo schieramento di due unità navali, due mezzi aerei e 600 uomini, con una consistenza media in teatro di circa 65 unità.

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ESTRATTO DI UNA SCHEDA A CURA DI AGENZIA NOVA SULLE MISSIONI ITALIANE ALL’ESTERO

Il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’area strategica del Sahel e l’Iraq: sono questi i nuovi teatri in cui il governo italiano intende avviare nel 2020 la partecipazione di personale militare delle Forze armate alle missioni e agli impegni operativi internazionali. E’ quanto emerge dai documenti relativi alle missioni militari all’estero che “Agenzia Nova” ha avuto modo di esaminare. L’esame dei documenti dovrebbe iniziare parallelamente nelle due Camere del Parlamento a meta’ giugno. Per lo svolgimento di queste missioni, il governo prevede una “consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi pari a 1.125 unita’”, mentre quella media “e’ pari a 494 unita’”. Il fabbisogno finanziario “per la durata programmata e’ pari complessivamente a 47.417.373 euro”, distribuiti per una somma pari a 35.417.373 euro nel 2020 e 12 milioni di euro nel 2021. Le nuove missioni hanno diversi riferimenti: Irini e Euam Iraq si svolgeranno sotto il mandato dell’Unione europea, mentre la Task Force Takuba e’ frutto di un accordo fra la Francia e altri 13 paesi europei, fra cui l’Italia; infine ci sono le due operazioni della Nato nel Golfo di Guinea e per garantire la sicurezza del cosiddetto Fianco Sud dell’Alleanza atlantica. Di fondamentale importanza per la stabilita’ del Mediterraneo e per la sicurezza dell’Italia e’ certamente la missione Eunavfor Med Irini, l’operazione dell’Ue subentrata a Sophia si pone come compito prioritario l’attuazione dell’embargo sulle armi imposto dall’Onu nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata della missione Irini, attualmente in scadenza fissata al 31 marzo 2021, sara’ di 21 milioni di euro, di cui 5 milioni per obbligazioni esigibili nel 2021. Come gia’ reso noto in precedenza il comando operativo dell’operazione avra’ sede a Roma e l’Italia vi partecipera’, secondo i documenti, con un’unita’ navale e tre mezzi aerei, oltre a una quota massima di 517 militari. In linea con il mandato di incremento delle capacita’ di raccolta informativa in merito alle attivita’ della Guardia costiera libica e di contrasto del traffico di petrolio e di esseri umani, in sinergia con la componente navale, si legge nei documenti, e’ previsto l’impiego di velivoli a pilotaggio remoto impiegati per attivita’ di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Isr), pattugliatori modello P-72A, oltre a varie capacita’ satellitari tramite il Centro satellitare dell’Unione europea (Eu Satcen) con sede a Madrid. Sempre in ambito Ue, l’Italia intende partecipare con del personale militare alla missione Euam Iraq. La sede del comando dell’operazione – una missione consultiva a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile in Iraq – sara’ dislocata a Baghdad. “Condotta nel contesto di una situazione che potrebbe deteriorarsi”, come si legge nei documenti esaminati da “Nova”, la missione prevede l’impiego di due unita’ di personale militare e un fabbisogno per l’intera durata del mandato, iniziato il primo gennaio e che scadra’ il 31 dicembre del 2020, di 265.850 mila euro. Gli obiettivi dell’operazione sono “fornire consulenza e competenze alle autorita’ irachene a livello strategico per individuare e definire i requisiti necessari all’attuazione della riforma prevista nell’ambito del programma di sicurezza nazionale iracheno”, oltre a “valutare la possibilita’ di un potenziale ulteriore impegno dell’Ue” per rispondere alle esigenze della riforma, “fornendo informazioni e facilitando le attivita’ di pianificazione”; infine, “assistere la delegazione dell’Ue nel coordinare il sostegno alla riforma”. L’Euam si svolgera’ in coordinamento con le Nazioni unite, in particolare con il Programma dell’Onu per lo sviluppo e con gli altri attori sul terreno, fra cui la Nato, la coalizione anti Daesh e gli Stati Uniti. Non coordinata dall’Ue ma frutto della cooperazione fra 14 paesi europei e’, invece, la Task Force Takuba, una forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel. L’Italia intende parteciparvi con l’intento di tutelare gli interessi nazionali in un’area strategica. La missione si svolgera’ in Mali, che ospitera’ il comando operativo ad Ansongo, Niger e Burkina Faso. L’obiettivo primario della missione “e’ contrastare la minaccia terroristica nel Sahel” mediante lo svolgimento “di attivita’ di consulenza, assistenza, addestramento” a supporto delle forze armate e speciali locali, con l’intento di aiutarle a potenziare le loro capacita’ di contrasto al terrorismo, mantenimento della sicurezza; “e fornire gli enabler per la condotta di operazioni di contrasto al terrorismo, in particolare mezzi elicotteristici e personale per l’evacuazione medica”. “Il dispositivo nazionale prevede l’impiego di assetti aeroterrestri a supporto delle operazioni”, fra cui 20 mezzi e materiali terrestri e otto mezzi aerei, per un numero massimo di 200 unita’ di personale. La missione, il cui mandato e’ iniziato il primo gennaio e terminera’ il 31 dicembre del 2020, necessita di un fabbisogno finanziario di 15.627.178 euro di cui 5 milioni di euro per obbligazioni esigibili nel 2021. Per quanto concerne, invece, il potenziamento dei dispositivi della Nato, sempre in Africa si svolgera’ l’operazione per garantire la sicurezza nel Golfo di Guinea. In questo caso, si legge nei documenti, il governo italiano intende impiegare un dispositivo aeronavale per attivita’ di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area geografica di interesse della missione che includera’, per l’appunto, il Golfo di Guinea, l’Oceano Atlantico, la Nigeria, il Ghana e la Costa d’Avorio. L’impiego del dispositivo aeronavale risponde “alle esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e delle rapine a mano armata in mare” e mira ad “assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell’area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria”. L’operazione, in particolare, proteggera’ “gli asset estrattivi di Eni, operando in acque internazionali”; supportera’ “il naviglio mercantile nazionale in transito nell’area”; rafforzera’ “la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilita’ con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi”; e inoltre garantira’ “una presenza e sorveglianza navale non continuativa, con compiti di naval diplomacy”. La composizione degli asset italiani prevede l’impiego di due mezzi navali, due aerei e un massimo di 400 unita’ militari. L’operazione, il cui mandato e’ iniziato il primo gennaio e terminera’ il 31 dicembre 2020, avra’ bisogno di un fabbisogno finanziario di 9.810.838 euro di cui 2 milioni di euro per obbligazioni esigibili nel 2021.

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