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Il fanatismo ridotto in cenere

Pubblicato il 08/01/2016 - Messaggero Veneto

Bruciare sul pignarûl un manichino raffigurante un miliziano dello Stato Islamico appare, di primo acchito, pienamente in sintonia con lo spirito della tradizione. Anziché farsi sopraffare dalla paura del terrorismo, l’autore di questo atto fuori programma l’ha voluta esorcizzare nel più classico dei modi. Eppure i friulani, e la comunità di Pradamano in particolare, si sono divisi. Per alcuni, il gesto sarebbe stato sopra le righe. L’ombra del razzismo aleggia su colui che, più probabilmente, non voleva demonizzare una religione o i suoi fedeli, quanto chi abusa del nome di Dio per compiere azioni violente. In chi si dissocia però si indovinano anche altre ragioni. Vi è il timore che il fantasma che si voleva allontanare possa materializzarsi proprio sul luogo del falò.

Chi nutre tali preoccupazioni lo fa però a sproposito: i jihadisti non scelgono i propri obiettivi sulla base di simili inezie. La loro ideologia offre già sufficienti motivazioni per colpirci e suggerisce bersagli che non coincidono affatto col paesaggio rurale del Friuli. Il terrorismo si nutre certamente di rancore e spirito di vendetta, ma non si manifesta sulla base di impulsi o cause estemporanee. L’odio islamista verso l’Occidente ha radici sedimentate nella storia. Ad esso si abbeverano gruppi che nella volontà di revanche hanno la propria bandiera. Siamo nel mirino dei terroristi, ma lo spirito goliardico palesatosi nel pignarûl di Pradamano non ne accrescerà il desiderio di colpirci né attirerà la loro attenzione sulla provincia friulana.

Chi ritiene che quel fantoccio sulla catasta abbia offeso gratuitamente i musulmani che vivono in mezzo a noi non ha parimenti motivo di preoccuparsi. Sebbene gli sia pressoché ignota la tradizione del pignarûl, la gran parte degli islamici di casa nostra non farà fatica a comprendere le ragioni di quel gesto. Loro sanno, del resto, di essere nel mirino né più né meno di quanto lo siamo noi. L’ideologia jihadista poggia su un concetto disumano: quello di apostasia, accusa rivolta a chiunque non nutra le stesse convinzioni aberranti. Il musulmano che non crede nella guerra santa e non odia gli occidentali è anzi, ai loro occhi, il più acerrimo avversario. La furia che hanno palesato nelle terre finite sotto il loro controllo dimostra che i jihadisti hanno un’idea quanto mai estesa del nemico da combattere ed eliminare.

Cristiani, ebrei, curdi, yazidi, musulmani sciiti o tiepidi: la kill list jihadista è quanto mai ampia e include, non dimentichiamolo, anche chi ha la sfrontatezza di non seguire alcun credo religioso. Anziché affrettarci a prendere le distanze da chi ha voluto mandare in fumo la paura che qualcuno vuole insinuare nella nostra società, faremmo bene a prendere le misure di quest’ultimo. Scacciare il fanatismo di chi le persone le brucia per davvero è in fin dei conti, ieri come oggi, la miglior ricetta per propiziarsi un anno migliore di quello che ci si è lasciati alle spalle.

Friuli Venezia GiuliaIsisMessaggero Veneto
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