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Gas, EastMed e non solo, chi in Israele teorizza un asse con Cipro e Grecia

Pubblicato il 26/12/2019 - Start Magazine

Le novità sul gasdotto EastMed e il paper del think-tank “Begin-Sadat Center” che invita a riscoprire le virtù del cosiddetto “Asse dell’Antichità” che unisce in una storia millenaria Israele alla Grecia e all’odierna Repubblica di Cipro.

 

Non ditelo al sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, noto detrattore di Israele, ma Gerusalemme è in predicato di diventare un campione del mercato europeo del gas oltre che un attore strategico chiave di una regione, il Mediterraneo, dove – guarda caso – si colloca quella penisola solatia d’estate, ma fredda d’inverno, chiamata Italia.

Legata a doppio filo alla firma che il governo israeliano apporrà il prossimo 3 gennaio, insieme a quelli di Grecia e Cipro, all’accordo per il gasdotto EastMed, la nuova proiezione mediterranea dello Stato Ebraico è apertamente teorizzata da esperti e osservatori come un giovane studioso della Arcadia University, Dmitri Shufutinsky, una voce particolarmente calorosa.

Il paper di Shufutinsky che il sito web del think-tank “Begin-Sadat Center” ha appena pubblicato si apre con una premessa che prende la forma di una critica aperta dell’attuale orientamento internazionale dello Stato Ebraico, tutto intento a forgiare un asse con i Paesi del Golfo Persico con la duplice funzione di contenere il minaccioso espansionismo della Repubblica Islamica e normalizzare quella questione palestinese che da più di 70 anni obbliga il Pese ad una postura difensiva onerosissima in termini politici, militari e diplomatici.

Pur senza negare l’utilità di queste relazioni del suo paese con il proprio estero vicino,  Shufutinsky si dice convinto che Gerusalemme, se vuole davvero tutelare i propri interessi, “farebbe meglio a guardare non a Sud, ma a Nordest”.

Quello dello studioso israeliano è un invito a riscoprire le virtù del cosiddetto “Asse dell’Antichità” che unisce in una storia millenaria Israele alla Grecia e all’odierna Repubblica di Cipro. Sono, guarda caso, le stesse nazioni che tra qualche giorno apporranno la firma su un’intesa – quella per EastMed – destinata a mutare drasticamente gli equilibri energetici dell’Europa.

Il crescente numero di paesi del Vecchio Continente, tra cui il nostro, che hanno espresso interesse ad aderire alla Eastern Mediterranean Energy Initiative è per Shufutinsky la prova inequivocabile che Israele ha una grande opportunità da cogliere.

Per caratterizzare tale opportunità, l’autore del paper richiama il progetto bandiera cinese delle Nuove Vie della Seta e, in particolare, le sue rotte marittime destinate a solcare i mari che separano il Dragone dai continenti europeo e africano. Un richiamo che serve a Shufutinsky per prospettare ad Israele la ghiotta opportunità di essere l’attore chiave di una “via della Seta Energetica”.

Definita come la versione regionale della Belt and Road, la via della Seta energetica immaginata da Shufutinsky sarebbe il frutto di una serie di accordi politici ed economici tra Israele, Grecia, Cipro ed Egitto per trasportare congiuntamente verso i ricchi mercati d’Europa gli enormi giacimenti di gas rinvenuti nel Mediterraneo Centrale.

Il passaggio chiave, per l’autore, è la connessione tra i due grandi giacimenti di Israele e Cipro, Leviatano e Afrodite, con la conseguente realizzazione di un gasdotto che colleghi Cipro alla Grecia e questa con i Balcani e la Romania, con un tratto aggiuntivo che avrebbe l’Italia quale suo terminale.

Il già cospicuo quantitativo di energia che in questo modo prenderebbe la via dell’Europa potrebbe poi ulteriormente aumentare se due paesi come Israele ed Egitto, che pur non amandosi cooperano strettamente dai lontani giorni di Camp David (1979), lanciassero una cooperazione energetica finalizzata a cooptare nella via della seta energetica mediterranea il gas del giacimento egiziano di Zohr.

Nella sua fervida immaginazione, Shufutinsky intravede anche l’allargamento della via della seta energetica alle zone curde di Iraq e Siria, benedette – in particolare la prima – da riserve petrolifere non trascurabili. Nell’eventualità – remota, a dire il vero – di una secessione del Kurdistan iracheno, e di un passo analogo – ancora meno probabile – da parte di quello siriano, la via della Seta energetica mediterranea potrebbe arricchirsi dell’oro nero che fluirebbe dalle pipeline in partenza dal Kurdistan iracheno e da quello siriano che, a quel punto, i partner mediterranei avrebbero tutto l’interesse a realizzare.

Per quanto entusiasmante, il libro dei sogni di Shufutinsky si scontra con una serie di ostacoli non da poco, il principale dei quali porta il nome dell’attuale presidente della Turchia. Erdogan infatti non solo si metterebbe di traverso, ma ha di fatto appena compiuto una mossa – l’accordo di fine novembre con il premier libico Sarraj per la spartizione delle zone economiche esclusive nel bacino mediterraneo – che è stata pensata apposta per far saltare questi piani.

A Shufutinsky non sfugge come il suo progetto di un grande hub energetico mediterraneo che abbia Israele, Grecia, Cipro (ed Egitto) alla sua testa si scontra con un duplice nodo: quello delle ambizioni geo-economiche di Ankara, decisasi a diventare un player chiave in questa stessa area, e quello di Cipro, da oltre quarant’anni fattore di attrito tra Turchia e Grecia.

L’invito che Shufutinsky rivolge ai tre potenziali protagonisti della via della seta energetica è tuttavia di prendere il toro per le corna e sfidare il Sultano. Si tratta, né più e né meno, che di invitare la Repubblica Turca di Cipro del Nord a scaricare il proprio protettore per saltare sul loro carro.

Pur peccando d’ingenuità – un Erdogan che accetta di buon grado un simile scenario appare pura fantascienza –Shufutinsky ha il merito di rivolgere un pensiero affettuoso nei confronti degli sfortunati abitanti di Cipro del Nord, che dall’inclusione nella via della seta energetica trarrebbero non pochi benefici per la loro asfittica economia. Non manca, inoltre, una certa vena utopica, specialmente quando scrive che se tutto ciò si verificasse “si aprirebbe la possibilità per nuovi colloqui di pace a Cipro”.

Ma poiché l’esperto sa che nel mondo reale le favole non trovano quasi mai posto, eccolo fornirci un suggerimento alternativo. Ferma restando l’ostilità di Ankara alle mosse attuali e future di Grecia, Cipro e Israele, e considerato il patto turco-libico che di quell’ostilità ne è la rappresentazione plastica oltre che un’espressione minacciosa, il consiglio che Shufutinsky offre è rivolto al suo paese, Israele, esortato a mettere a disposizione di Grecia e Cipro i suoi sistemi avanzati di difesa anti-aerea. Come dire: se con le buone non si ottiene nulla, meglio provare con le cattive.

Una edizione mediterranea e in salsa energetica del Grande Gioco ha già preso il via nell’ex Mare Nostrum. E in ballo, oltre ad un bel quantitativo di gas con cui scaldare i nostri tinelli, ci sono questioni talmente spinose – Cipro docet – che sarà bene prepararsi al peggio.

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