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Il caso dell’isola Kastellorizo nella strategia della Turchia anti Eastmed

Pubblicato il 28/07/2020 - Start Magazine

Perché c’è alta tensione nel Mediterraneo orientale. Il caso dell’isola Kastellorizo nella strategia della Turchia anti Eastmed 

Il governo greco questa settimana ha posto in “allerta intensificata” la propria Marina dopo che che Ankara ha inviato una missione navale di esplorazione energetica al largo di Kastellorizo, isola greca a circa due chilometri dalla costa turca.

Kastellorizo è un’isola contesa che Ankara rivendica come parte della propria piattaforma continentale: proprio per questo, prima di lanciare la missione, Ankara e ha lanciato un avviso di restrizione della navigazione nella zona (Navtex).

LA CONTESTA PER KASTELLORIZO E LA PARTITA DELLE RISORSE NATURALI

Le pretese di Ankara sono ovviamente speculari a quelle di Atene, per la quale la contesa sull’isola rientra nella più ampia partita relativa alla definizione delle zone economiche esclusive (ZEE) per lo sfruttamento delle risorse naturali nel Mediterraneo Orientale. Come osserva l’Ispi, “la presenza di Kastelorizo tra le isole greche infatti, rende la ZEE greca contigua a quella cipriota: un fattore di grossa importanza poiché faciliterebbe la realizzazione del gasdotto EastMed su cui un accordo preliminare è stato già raggiunto da Atene, Cipro e Tel Aviv

Proprio per questo motivo Atene ha protestato vibratamente per la mossa turca, salvo sentirsi rispondere dal ministero degli Esteri Turco che le sue rivendicazioni “sono contrarie al diritto internazionale (….) è assurdo che una piccola isola che si trova a poche miglia dalle coste turche e a più di 500 chilometri da Atene abbia una giurisdizione marittima che si estende per 200 miglia nautiche in ogni direzione. Quale paese accetterebbe una situazione del genere?”.

LA STRATEGIA DI ERDOGAN: ESTORCERE UN NEGOZIATO PER EASTMED

Come sottolinea l’Ispi, le rivendicazioni turche sulle acque di Kastellorizo puntano allo stesso risultato dell’accordo firmato da Ankara con il governo libico lo scorso novembre: vale a dire, tentare di “ostacolare il progetto Eastmed costringendo i suoi partner a sedere intorno a un tavolo per negoziare“ una partecipazione, e al tempo stesso “piazzare una bandierina nella contesa sulle acque territoriali del Mediterraneo Orientale in vista dello sfruttamento delle ingenti risorse di gas che in quelle acque si trovano”.

ANKARA PUNTA A DIVENTARE UN HUB REGIONALE DEL GAS

Confermate o meno, le indiscrezioni su colloqui segreti che si sarebbero svolti la scorsa settimana a Berlino tra rappresentanti greci e turchi non fanno che confermare la strategia di Erdogan, che secondo l’Ispi è “funzionale al presidente Erdogan per negoziare da una posizione di forza la leadership turca come hub regionale del gas”.

Questa, più che un’aspirazione, è una pretesa della Turchia di Erdogan, come dimostrano miriade dichiarazioni piccate della sua dirigenza inclusa quella recente del vicepresidente turco Fuat Oktay: “nessuno può pensare che la Turchia e la Repubblica turca di Cipro del Nord si lascino escludere dall’equazione energetica nella regione mediterranea”.

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