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Il giro di vite di Trump contro l’Iran degli ayatollah

Pubblicato il 18/05/2018 - Il Friuli

Com’era nelle previsioni, l’8 maggio il presidente statunitense Donald Trump è uscito dall’accordo sul nucleare con l’Iran, lasciando sgomenti gli altri contraenti del patto: gli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina) più la Germania e l’Unione Europea. Il capo della Casa Bianca ha annunciato che ora l’America reintrodurrà le sanzioni contro Teheran e, grazie ad esse, impedirà all’Iran di fare affari col mondo occidentale. Viene messa la parola fine dunque ad un capitolo fondamentale della diplomazia, quella che nel 2015 vide l’Iran rallentare il proprio programma atomico, rinunciando ad alcune caratteristiche che potevano condurre alla fabbricazione della bomba, in cambio del venir meno delle sanzioni che stavano strangolando la sua economia. All’epoca l’intesa, chiamata Joint Comprehensive Plan of Action, fu salutata come storica e sembrò preludere al reingresso dell’Iran nella comunità internazionale. Questa fu in effetti la scommessa dell’ex presidente Barack Obama: sdoganare l’Iran trasformandolo da avversario in partner. Scommessa, purtroppo, persa in partenza. Nei quasi tre anni da quando è stato firmato il Jcpoa, l’Iran non si è affatto comportato da potenza responsabile e stakeholder della pace in Medio Oriente come speravano i sostenitori del deal. In tutto questo tempo, l’Iran ha semmai accelerato le proprie avventure militari in Medio Oriente, che lo vedono partecipare alla guerra civile siriana, sostenere le milizie sciite libanesi di Hezbollah e aiutare lo sforzo militare dei ribelli Houthi in Yemen nella guerra contro le potenze del Golfo. Per Donald Trump, che già in campagna elettorale aveva definito il Jcpoa “l’accordo peggiore di sempre”, la condotta di Teheran in Medio Oriente è inaccettabile perché minaccia gli alleati di Washington come Israele e l’Arabia Saudita. Ecco perché, sin dal suo insediamento, il tycoon ha deciso di disfarsi del Jcpoa per – questa l’intenzione che trapela dalle sue parole e da quelle del Dipartimento di Stato – strappare un nuovo accordo che tenga conto delle preoccupazioni statunitensi sulla politica estera dell’Iran. Il compito di convincere gli iraniani a fare buon viso a cattivo gioco e a rinegoziare il Jcpoa è stato affidato da Trump agli alleati europei. A loro l’onere di convincere Teheran che, nonostante abbia rispettato fedelmente i termini del Jcpoa, il mondo vuole ora un nuovo accordo con gli ayatollah che sia più stringente di quello siglato nel 2015. Impresa difficile, visto che l’Iran ha già fatto sapere di non essere intenzionata a modificare di una virgola il Jcpoa, al quale ha tenuto fede religiosamente. Ci attendono mesi di aspri colloqui e negoziati su filo di lana per capire quale sarà il futuro delle relazioni tra Occidente e Iran.

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