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Il rapporto Europa-islam nel nuovo libro di Orioles

Pubblicato il 11/09/2015 - Messaggero Veneto

La laicità e il rispetto dei diritti umani come si conciliano con la priorità attribuita alla religione dai cittadini di fede islamica? L’ascesa del jihadismo come si contrasta? L’integrazione delle seconde generazioni di immigrati in Europa e l’adesione a ideologie estreme che favoriscono la violenza, i cosiddetti processi di radicalizzazione, sono stati al centro del dibattito a due voci tra Marco Orioles, sociologo e studioso di immigrazione e islam in Europa e Paolo Mosanghini, giornalista del Messaggero Veneto. L’intento è quello di trattare il tema delicato dell’identità rispetto delle differenze culturali senza incorrere nel rischio di generalizzare ciò che Gilles Kepel definisce “la battaglia d’Europa” per i cuori e le menti dei musulmani europei. L’attentato al settimanale satirico francese Charlie Hebdo del 7 gennaio scorso per conto di due fratelli Kouachi, le barbarie compiute dai seguaci del califfo Al Baghdadi, i “foreign fighters”, veri e propri volontari europei, il ruolo che internet e i social media hanno come volano per diffondere il verbo e fare nuovi proseliti, sono stati alcuni degli spunti forniti dall’ultimo libro di Orioles “E dei figli, che ne facciamo?”. Molti i quesiti aperti e i nodi da sciogliere. L’integrazione è davvero possibile? Come rispettare le differenze e costruire un pluralismo religioso equilibrato, dove sia garantito un diritto alla fede ma non a scapito dell’universalismo della cittadinanza? Queste le principali sfide che l’Europa è chiamata a compiere nel prossimo futuro per promuovere una visione di cittadinanza che contempli al suo interno il dialogo e la coesistenza dell’islam moderata e pienamente compatibile coi valori occidentali.

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