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Il Tap fra Azerbaijan e Armenia, cosa sta succedendo

Pubblicato il 16/10/2020 - Start Magazine

Il completamento del gasdotto Tap e, quindi del Corridoio Meridionale del Gas, a margine ma non tanto delle tensioni fra Azerbaijan e Armenia

Un destino beffardo ha voluto cha una buona notizia – il completamento dei lavori di posa del Tap e, quindi del Corridoio Meridionale del Gas – fosse offuscata dalle pessime notizie in arrivo dal luogo in cui, molto lontano dalle acque pugliesi, scorre l’infrastruttura.

CON IL COMPLETAMENTO DEL TAP, GIUNGE A COMPIMENTO IL CORRIDOIO MERIDIONALE DEL GAS

La cifra della situazione la offrono probabilmente le parole del presidente azero Ilham Aliyev, per il quale “l’Armenia sta tentando di attaccare e prendere il controllo delle nostre pipeline. (…) Se l’Armenia cerca di prendere controllo delle pipeline, io posso dire che il risultato sarà molto amaro per loro”.

I LAVORI FINISCONO NEL MOMENTO IN CUI LA GUERRA INFURIA VICINO LE CONDUTTURE AZERE

Fortunatamente per tutti, i combattimenti sono per ora lontani dal South Caucasus Pipeline (SCP), che rappresenta il primo anello di congiunzione del Corridoio Meridionale del Gas,

Lungo 691 km, attraversa per 443 km l’Azerbaijan e per 248 km la Georgia, sino al confine con la Turchia dove si aggancia, proseguendo la sua corsa verso ovest, al Trans-Anatolic Pipeline (TANAP).

Anche se all’insegna della massima cautela, la festa può dunque cominciare per l’annuncio del consorzio TAP (che comprende, oltre a BP; la compagnia petrolifera di stato azera Socar, Snam, la belga Fluxys e la spagnola Enagas) di aver “sostanzialmente completato”, a 4 anni e mezzo dalla posa della prima pietra, il corridoio.

IL CONSORZIO TAP COMPRENDE BP, SOCAR, SNAM, FLUXYS E ENAGAS

Una grande soddisfazione per chi ha investito 5,3 miliardi di dollari in un link lungo 878 km che, quando sarà a pieno regime, porterà 8 miliardi di metri cubi di gas all’Italia, 1 miliardo alla Grecia e 1 alla Bulgaria, alterando definitivamente le dinamiche del mercato.

IL TAP PORTERA’ 8 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS ALL’ITALIA E 1 A TESTA A GRECIA E BULGARIA

“Il TAP è un fattore ribassista”, spiega  James Huckstepp, leader di analisi industriali presso S&P Global Platts. “Avrà anche un impatto indiretto nel Nordest europeo, visto che significherà meno gas importato verso sud”.

IL TAP E’ UN FATTORE RIBASSISTA

Il Tap “migliorerà significativamente la sicurezza energetica e la diversificazione nell’Europa meridionale”, rileva Elchin Mammadov, analista di Bloomberg Intelligence, che aggiunge anche un particolare significativo: il Tap “dovrebbe aiutare la regione ad assicurarsi prezzi migliori da Gazprom”.

Per usare le parole di Ahmed Hammoudan, senior gas trader presso Eneco, l’”impatto drammatico” del gas azero in arrivo si farà sentire soprattutto nell’Europa meridionale, che avrà bisogno di meno gas ed LNG russo. Hammaoudan prevede che vi una riduzione dello spread tra i contratti italiani e quelli olandesi.

IL GAS AZERO AVRA’ UN IMPATTO DRAMMATICO NELL’EUROPA MERIDIONALE

Il Tap, com’è noto, sarà seguito da diversi progetti tutti volti a ridurre una dipendenza dal gas russo che per il momento si assesta intorno ad un terzo della domanda complessiva: parliamo della Baltic Pipe, che porterà energia dalla Norvegia alla Polonia, e soprattutto dei nuovi terminal LNG che si stanno costruendo lungo le coste europee.

Questo fervore di iniziative è tale da somigliare tanto, per dirla con un recente rapporto di S&P Global Platts ripreso da Bloomberg, ad un “fronte unito contro la Russia”.

AzerbaigianenergiaEuropaStart Magazine
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