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Iran: tra venti di guerra e aperture all’Occidente

Pubblicato il 20/10/2017 - Il Friuli

baojdba

Con l’ennesimo atto controverso della sua amministrazione, Donald Trump denuncia l’accordo sul nucleare (Jcpoa) con l’Iran, principale eredità politica del suo predecessore Barack Obama. Una mossa calcolata, che non determina l’uscita degli Stati Uniti dal patto ma riattizza il fuoco dell’ostilità con un regime malvisto dalla maggioranza degli americani. E che comporta, oltre a numerose incognite, l’apertura di un complesso fronte diplomatico con gli alleati europei, che della caduta delle sanzioni internazionali verso Teheran avevano approfittato per riallacciare i rapporti economici con l’Iran. È una partita delicata che anche il nostro Paese guarda con preoccupazione, visto che dal 2015 – anno della sigla del Jcpoa – abbiamo ripristinato le relazioni commerciali con l’Iran, divenendone il primo importatore con beni acquistati per 1,54 miliardi di euro e generando un flusso di esportazioni pari a 850 milioni di euro. Ma se la distensione con la Repubblica islamica era nell’interesse delle aziende del Vecchio Continente, non ha partorito gli effetti sperati sulla politica estera di Teheran. Al contrario, mai come oggi l’Iran proietta l’ombra minacciosa della sua forza militare su tutta la regione. Dall’Iraq al Libano, passando per la Siria, le milizie sciite controllate, addestrate e finanziate dai Guardiani della Rivoluzione dominano gli equilibri di quei Paesi, trasformati in vassalli degli ayatollah. Una proiezione di potenza che sta stretta a Washington, antico garante della pace nell’area, e inquieta Israele, la cui esistenza l’Iran non ha mai accettato. Approfittando del caos della guerra civile siriana, le cui sorti ha capovolto a favore del presidente siriano Assad con uno spregiudicato uso dei propri asset militari, l’Iran si affaccia ora sui confini di Israele, già minacciata dalle milizie libanesi di Hezbollah, create da Teheran negli anni ’80 in funzione anti-israeliana È questo , più delle clausole del Jcpoa, ad aver spinto Donald Trump a ripudiare l’accordo con Teheran. È la prospettiva di un conflitto generalizzato in Medio Oriente, già piagato da tre anni di califfato, a indurre il presidente Usa a assumere una posizione ostile nei confronti di un Paese considerato responsabile dei venti di guerra che soffiano nell’area. Le potenze europee che hanno firmato il Jcpoa – Francia, Gran Bretagna, Germania più l’Unione Europea di Federica Mogherini – fanno bene a rammentare al capo della Casa Bianca che l’Iran ha tecnicamente rispettato i termini dell’intesa sul nucleare. Ma per salvare il Jcpoa, e il Medio Oriente, dovrebbero venire incontro alla richiesta di Trump di riportare l’Iran a più miti consigli, fermando la sua macchina militare.

Il Friuli
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