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La befana sovranista di Trieste

Pubblicato il 30/12/2017 - Il Piccolo

Su impulso dell’assessore comunale al Commercio Lorenzo Giorgi, i triestini hanno potuto saggiare un segno dei tempi: la Befana sovranista. Balocchi solidali per bimbi sfortunati, purché italiani. L’iniziativa “Aspettando la Befana a Trieste – Tra tradizione e solidarietà”, in programma in piazza Ponterosso dal 29 dicembre al 7 gennaio, è stata annunciata dall’amministratore con un post su Facebook – poi rimosso, ma non sconfessato – che mette a nudo la sua peculiare accezione di compassione. Se sei povero, e hai figli, non ti preoccupare: ci penserà il Comune a regalare un po’ di gioia alla tua prole. Basta che abbia i giusti requisiti, nella fattispecie l’appartenenza alla razza italica. I cui membri possono stare tranquilli: i minori stranieri non potranno accampare alcun diritto. Il post in questione precisa infatti che i giochi saranno distribuiti ai “bambini ITALIANI meno fortunati”. L’uso del maiuscolo, intenzionale, non lascia margine ad equivoci. Benvenuti a Trieste, città generosa ma solo con chi se lo merita. Basta con gli scrocconi. Scordatevi le etichette cui eravate affezionati: città cosmopolita, multietnica, multiculturale. Sono retaggi di un passato che i nostri amministratori trovano ingombrante e fuori moda. I tempi che corrono richiedono i necessari aggiustamenti all’identità dell’ex porto dell’Impero. L’era contemporanea esige degli accomodamenti. Occorre sintonizzarsi con l’onda populista, quella che dall’America di Donald J. Trump all’Austria di Heinz-Christian Strache, dalla Francia di Marine Le Pen all’Olanda di Geert Wilders, promette di riformare lo Stato moderno e universalista. La palingenesi populista rinnegherà uno dei pilastri della gestione della cosa pubblica, proponendone la sua versione: diritti solo a chi ha il giusto colore della pelle, la corretta genealogia, il sangue puro. Si tratti di welfare o di regali natalizi, nessuno potrà più sfuggire alle regole del gioco: “prima gli italiani”. Già, gli italiani. Ma chi sono, precisamente? Come faranno, l’assessore Giorgi e i suoi epigoni, a discernere gli aventi diritto dagli abusivi? C’è il colore della pelle, certo: discriminante sufficiente a evitare che quanti vantano ascendenze indesiderate possano riempirsi la calza. Come si fa però con tutti gli altri – europei dell’est, latinos, tanto per dire? La carta d’identità, come sappiamo, può mentire: bastano dieci anni di soggiorno, e il foresto può fare richiesta di cittadinanza. Scampato il pericolo dello Ius soli, abbandonato da una maggioranza codina che ha ritenuto di assecondare l’esprit du temps, il problema sussiste. A quale criterio ricorrere dunque per evitare che i balocchi solidali finiscano nella mani sbagliate? Test genetici? Impossibile: nessuno saprebbe dove trovare il prototipo del DNA tricolore. Attestati di proficiency nella lingua di Dante? No, il mimetismo è in agguato: basta un corso di italiano, la frequenza delle scuole nazionali, qualche anno di conversazione con i nativi, e il trucco è fatto. Il problema di Giorgi, apparentemente, è insormontabile. C’è sempre qualche scappatoia per gli imbucati. L’utopia populista ha le sue gatte da pelare, prima di poter costruire il mondo nuovo. I suoi teorici dovranno sforzare la propria immaginazione, per poter discernere il grano dall’oglio. Gli ideologi del totalitarismo fascista e nazista, che del populismo vantano il primato, hanno avuto la vita semplice. Le loro leggi razziali avevano un bersaglio facile, previo accesso ai censimenti delle comunità ebraiche. Anche allora, però, non mancarono i problemi: per i renitenti ai lager sprovvisti di naso aguzzo, c’era sempre la possibilità di imparare il Padre Nostro e l’Ave Maria. Forse si vorrà richiedere, ai bimbi in fila davanti alla Befana, di fare la rituale professione di fede? Strada impervia: Cristo è patrimonio mondiale, e cattolicesimo significa, letteralmente, universalismo. Al nostro assessore converrà ammettere l’errore. Non foss’altro che per l’impraticabilità del suo auspicio. Nessun parere tecnico potrà impedire che qualche peluche o mattoncino Lego finisca nelle mani sbagliate. Togliamo d’impiccio la Befana, dunque, e lasciamo che faccia il suo mestiere. In fin dei conti, viene solo una volta l’anno.

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