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La società multiculturale ha bisogno di rotaie per non deragliare

Pubblicato il 24/08/2018 - Il Friuli

Anche il Friuli si sta confrontando con un approccio culturale dettato da motivi religiosi, a dir poco urticante e tale da spingerci a chiedersi quale sia appunto il limite invalicabile, ma ci sono limiti da non valicare. E’ convinto di ciò il sociologo dell’Università di Udine Marco Orioles, nostro editorialista, che ha preso spunto da quanto avvenuto in Svizzera,  per compiere un ragionamento su quale possa essere l’atteggiamento corretto verso credi e culture profondamente differenti dalla nostra.

A Losanna hanno negato la cittadinanza a una coppia che si era rifiutata di stringere la mano a funzionari di sesso opposto. Che ne pensa?

“Le autorità di Losanna hanno fatto bene a negare la cittadinanza a due persone indottrinate da una visione dell’Islam integralista, che rappresenta una frangia assolutamente minoritaria della popolazione islamica aggrappata a una interpretazione rigorista e ultraortodossa priva di corrispondenza con il dettato del Corano. Si tratta di un’interpretazione dell’Islam riemersa dalla coltre dei secoli nell’era contemporanea, a seguito dello scontro delle popolazioni islamiche con la modernità, dove l’avanzata dei diritti delle donne si è infranta contro la tutela delle prerogative maschili di chi non era disposto a cedere potere. La questione è più politica che religiosa perché questa corrente sotterranea è stata resuscitata da una serie di ideologi poi confluiti in movimenti politici”.

Eppure per alcuni si tratta di un passaggio inevitabile in nome della libertà di religione.

“Credo non si debbano assecondare queste tendenze, ma anzi vadano contrastate anche perché quando queste persone arrivano tocca a loro trovare accomodamenti con la nostra cultura e non a noi cedere su principi non negoziabili. E poi la mancata stretta di mano cela cose ben più gravi. E’ assolutamente indesiderabile che in Occidente ci siano persone che pretendano di autoghettizzarsi e costringano le donne a non integrarsi. La stretta di mano è la superficie, dietro ci sono una serie di comportamenti molto gravi che affiorano magari solo quando viene denunciata una violenza. Ogni Stato ha il diritto si selezionare chi vuole diventare suo cittadino sulla base di una compatibilità alle regole basilari di convivenza che si è dato. Dobbiamo essere molto fermi nel respingere i tentativi di una sparuta minoranza di auto relegarsi in un ghetto. Inoltre, anche tra chi si professa integralista c’è molta ipocrisia. Penso alla visita nel 2007 a Udine dell’allora presidente iraniano Mohammad Kathami che, dopo aver partecipato alla conferenza nella chiesa di San Francesco, strinse serenamente la mano a molte donne all’uscita suscitando un putiferio nel suo Paese”.

Dunque bene hanno fatto a mettere il cartello a Monfalcone dove alcuni immigrati si sono rifiutati di parlare con le impiegate dell’ufficio di collocamento?

“Assolutamente. E’ opportuno, indipendentemente dal colore politico di chi ha preso tale decisione, che ci sia una forma di azione pedagogica inflessibile verso chi viene qui ben accolto e pensa di vivere in una zona franca. E’ necessario, soprattutto nella sfera pubblica, che sia loro segnalato che vigono certe regole e che se vuoi vivere qui hai il dovere di rispettarle. Ovviamente parliamo di regole costituzionali incompatibili con la visione integralista dell’Islam. Dobbiamo con educazione e fermezza spiegare a queste persone che sono benvenute se si conformano alle nostre regole, principio che ha poco a che fare con destra, centro o sinistra.  In quanto società multiculturale non possiamo tollerare tutto, pena il suicidio. Lo dimostrano tanti casi anche in Gran Bretagna dove sono stati abbondantemente lassisti”.

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