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La vacanza romana (e cattolica) di Putin

Pubblicato il 05/07/2019 - Start Magazine

Si deve forse solo ad una coincidenza se la visita di Vladimir Putin ieri a Roma è avvenuta mentre l’America celebrava, con un evento al Lincoln Memorial fortemente voluto da Donald Trump, l’Indipendence Day. Ciò che è certo è che la bandiera russa innalzata al Quirinale, e il picchetto d’onore riservato da Palazzo Chigi all’ospite venuto da Mosca, illustrano bene la delicata missione dell’Italia gialloverde, che vuole essere tanto  il più attento interlocutore della Russia nel Vecchio Continente quanto un fedele alleato di Washington in Europa.

Quando, all’aeroporto di Fiumicino, atterra l’lyushin 96-300Pu con a bordo lo Zar e il suo seguit , sono esattamente le 12:58 di una giornata segnata dalle polemiche sulle euronomine che hanno penalizzato l’Italia al gran bazar di Bruxelles. Russia Today, che tallona Putin anche in questa occasione, è lesta a lanciare su Twitter le immagini di Vladimir Vladimirovic che scende dalla scaletta dell’aereo:

Ad accogliere il quattro volte presidente in aeroporto ci sono l’ambasciatore italiano nella Federazione Russa, Pasquale Terracciano, il capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, Inigo Lambertini, l’amministratore delegato di Adr (Aeroporti di Roma), Ugo de Carolis, e una delegazione della Santa Sede, dove Putin farà la prima tappa di un tour che da programma deve durare dieci ore.

Al Leonardo da Vinci, la tabella di marcia segna però quasi un’ora di ritardo. Ne risulterà una lunga attesa per Papa Francesco e per tutti gli altri, da Mattarella a Conte. Le interminabili anticamere cui Putin sottopone postulanti e partner vari non sono d’altronde una novità, e il copione si ripete anche per questa prima visita ufficiale nel Belpaese dopo quattro anni.

La delegazione che accompagna Putin è folta: c’è l’inseparabile titolare degli Esteri, Sergey Lavrov, assieme ai ministri dell’Industria, Denis Manturov, della Cultura, Vladimir Medinskij, e ai colleghi di Commercio, Energia e Sanità. A rappresentare il mondo del business ci sono il capo della Confindustria Alexander Shokhin, quello del fondo per gli investimenti VEB Igor Shuvalov, l’ad di Rosneft Igor Sechin, il numero uno delle Ferrovie Oleg Belozerov. Saranno loro i protagonisti del Forum Italia-Russia in programma alla Farnesina e della successiva cena a Villa Madamacon Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio e il gotha dell’industria italiana.

Proprio come fatto in occasione del bilaterale con Trump al G20 di Osaka, l’ospite si fa precedere da una lunga intervista rilasciata a Fabrizio Dragosei e Paolo Valentino del Correre della Sera e pubblicata poche ore prima del suo arrivo.  

È un astuta mossa di public diplomacy di cui Putin approfitta per sottolineare come, con il Paese che lo accoglie, la Russia abbia “rapporti particolari, collaudati dal tempo. È stato messo a punto – rimarca l’ex capo del Kgb sul quotidiano di via Solferino – un dialogo basato sulla fiducia con la sua dirigenza. Viene costantemente condotto un lavoro congiunto nella sfera politica, economica, scientifica ed umanistica. Noi apprezziamo molto questo capitale di reciproca fiducia e di partenariato”.

Nella stessa intervista, si ricorda anche che “l’Italia è uno dei principali partner commerciali” della Russia, “al quinto posto nel mondo dopo la Cina, la Germania, i Paesi Bassi e la Bielorussia”. E che laggiù “sono rappresentate circa 500 aziende italiane”. Tutti segni che “nonostante le sanzioni (…) i legami bilaterali si stanno sviluppando con successo”.

C’è spazio, nel colloquio col Corriere, anche per un elogio all’amico di vecchia data Silvio Berlusconi, definito “un politico di statura mondiale, un vero leader che propugna fermamente gli interessi del suo Paese nell’arena internazionale”. Complimenti che lo Zar avrà modo in tarda serata di ribadire al diretto interessato.

Il corteo delle auto che da Fiumicino si dirige verso la Città Eterna è imponente. “Tra auto, furgoni e gazzelle della polizia” – osserva Rainews –  si contano 43 veicoli più 8 motociclisti che viaggiano a ridosso dell’auto dello ‘Zar’. Per quanto possa apparire lunghissimo il treno di macchine – serve un video di un minuto e 47 secondi per riprenderlo integralmente – è comunque inferiore alla scorta di Donald Trump (che) quando venne in visita a Roma, era accompagnato da 70 veicoli”.

La stampa italiana si sofferma sulla lussuosa Aurus Senat su cui prende posto Putin: è talmente larga, rileva qualcuno, che che potrebbe non passare per i portoni del Quirinale e di Palazzo Chigi. Ne possiamo ammirare la fronte nel tweet partito nel pomeriggio dall’account in lingua inglese del Cremlino:

Le misure di sicurezza sono stringenti. Lo spazio aereo è sorvegliato da droni ed elicotteri e le comunicazioni telefoniche sono state schermate. A protezione del leader straniero è stato predisposto un dispositivo che comprende un migliaio di agenti, compresi tiratori scelti appostati su tetti e terrazze, artificieri e uomini in borghese delle forze speciali.

Nel centro città, il traffico è stato poi bloccato in una “green zone” che comprende 50 strade in cui, almeno teoricamente, sono proibite le manifestazioni. Ma il divieto viene sfidato da una pattuglia di radicali, che inscenano una protesta delle loro, mentre in piazza della Bocca della Verità l’associazione cristiana ucraini d’Italia scandisce slogan come “Assassino” e “Giù le mani dall’Ucraina”.

Ai romani insomma questa visita di Stato procura l’ennesimo mal di testa, parzialmente mitigato dalla sparizione delle immondizie che decorano in modo permanente la città: un dettaglio su cui si sofferma, con il gusto dell’irriverenza, anche Russia Today

L’orologio segna le 14:00 circa quando il corteo presidenziale si affaccia finalmente a Piazza San Pietro, ripreso dalle telecamere di Radio Vaticana:

Nella zona di via della Conciliazione, i cronisti di Repubblica fanno il loro mestiere scovando numerose bandiere russe, inclusa una di era sovietica con falce e martello, e varie persone con magliette pro-Putin.

Attraversata la piazza e e l’Arco delle Campane, le auto raggiungono il Cortile di San Damaso dove, ad attendre Putin, c’è il prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Gaenswein, e il picchetto d’onore della Guardia Svizzera in posizione. Il tweet del giornalista del Tg3 Andrea Rustichelli ci mostra un’istantanea di una cerimonia che ha inizio con 50 minuti di ritardo:

C’è grande interesse anche nel resto del mondo per il terzo incontro in Vaticano tra il pontefice argentino e il presidente russo. Un “onore”, scrive caustico il Foglio, che Bergoglio non ha concesso a nessun altro leader straniero. La prima volta in cui si questa strana coppia si parlò a tu per tu, ricorda Vatican News, risale al 25 novembre 2013: allora, al centro dei colloqui ci furono il “perseguimento della pace nel Medio Oriente” e la “grave situazione in Siria”. Cadde il 10 giugno di due anni dopo invece la seconda udienza di Francesco al capo di Stato russo che fu dedicata, oltre che al Medio Oriente, agli sforzi di pace per l’Ucraina.

Con un tweet, il Centro Studi sulla Geopolitica e le Relazioni internazionali sottolinea il record di Putin, che in diciannove anni di carriera politica ha accumulato sei udienze papali con tre diversi pontefici:

https://twitter.com/Geopoliticainfo/status/1146761737795964928?s=20

Sull’agenda dei colloqui tra Francesco e Putin aveva fatto chiarezza la TASS il giorno prima diffondendo le dichiarazioni di un aiutante del Cremlino: secondo Yuri Ushakov, i due parleranno della “situazione in Siria e nell’Ucraina sudorientale” e del “dialogo tra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica Romana”. Mettendo subito le mani avanti, Ushakov ha però deluso i più speranzosi: non ci sarà alcun invito per Bergoglio a visitare la Russia. Dialogo sì’, ma con juicio.

Oltreoceano, intanto,  il New York Times tenta di decodificare questo meeting sui generis. Che per Putin, nella lettura fatta dalla Gray Lady, è  l’occasione di “lustrare la propria reputazione come leader globale e mostrare che è desideroso di incontrarsi con un presunto avversario spirituale”. Due invece gli obiettivi di Bergoglio secondo il NYT: cercare “la cooperazione di Putin” ormai ritenuta “essenziale per la protezione dei cristiani in Medio Oriente”, e “perseguire l’unità, o almeno relazioni migliori, con la Chiesa Ortodossa Russa”. Vaste programme, direbbe il generale.

Indipendentemente dall’oggetto specifico della loro conversazione, le immagini del leader russo al cospetto del successore di Pietro sono di quelle che, in luoghi come Twitter, sono destinate a fare breccia:

 La stretta di mano tra i protagonisti si consuma nella Sala del Tronetto dell’Appartamento pontificio, dove Putin arriva poco dopo le 14:20 scortato da Gänswein. Seguirà un colloquio privato nella Biblioteca che dura all’incirca tre quarti d’ora.

Al termine dell’incontro, il Pontefice concede il proprio saluto alla delegazione russa, seguito dal rituale scambio dei doni. Come riferisce Vatican News, Bergoglio omaggia Putin di due medaglie che commemorano rispettivamente i 100 anni della fine della Prima guerra mondiale e i sei anni del suo Pontificato. Gli consegna poi una copia autografata del Messaggio per la giornata mondiale per la Pace, le esortazioni apostoliche Gaudete et Exultate  e Christus Vivit, un esemplare del Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, e infine un’acquaforte raffigurante la Basilica Vaticana e Piazza San Pietro.

Putin ricambia con un libro fotografico, la copia di un film del regista russo Andrej Konchalovskij e un’icona dei Santi Pietro e Paolo che, secondo la zelante nota di Sputnik, ha un valore di 111.900 rubli (1.900 dollari).  

Quando ormai l’ospite si è trasferito in altri lidi, la Sala Stampa vaticana farà sapere che nel corso dei “cordiali colloqui”, Putin e Francesco si sono “soffermati sulla questione ecologica e su alcune tematiche dell’attualità internazionale, con particolare riferimento alla Siria, all’Ucraina e al Venezuela”. Si sarebbe parlato, secondo Vatican News che cita il direttore ad interim della Sala Stampa Alessandro Gisotti, pure di “alcune questioni di rilievo per la vita della Chiesa cattolica in Russia”.

Ambedue le parti, poi, avrebbero espresso “soddisfazione per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, ulteriormente rafforzatesi con la firma, oggi, di un protocollo di intesa riguardante la collaborazione tra l’Ospedale ‘Bambino Gesù’ e gli Ospedali pediatrici della Federazione Russa”.

Se stiamo alla TASS, il risultato più rotondo Putin lo incassa però non da Bergoglio, ma dal Segretario di Stato Pietro Parolin, incontrato insieme all’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Parolin avrebbe infatti definito il capo del Cremlino “un uomo di fede” che “presta un’attenzione speciale a temi come la protezione dei cristiani nel Medio Oriente e la crisi dei valori cristiani nella società occidentale”.  

Del resto, era stato Aleksandr Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa Sede, a sottolineare qualche giorno fa che: «Su tanti temi le nostre posizioni sono vicine o coincidenti».

Al Quirinale, dove Putin arriva con un ritardo di almeno un’ora e dieci, il clima è quello delle occasioni migliori. Il Palazzo è pavesato a festa e il quirinalista del Tg2 Luciano Ghelfi può ben inquadrare la bandiera russa sventolare accanto a quella della Presidenza della Repubblica, al tricolore e alle dodici stelle in campo blu dell’Europa.

Come riferisce Quotidiano.net,  l’auto blindata di Putin “è stata scortata dai corazzieri fino al Quirinale ed ha fatto ingresso nel cortile d’onore”. Mattarella accoglie il suo ospite “con una stretta di mano nella Loggia alla vetrata”, dove partirà l’esecuzione “degli inni nazionali da parte del picchetto d’onore”. C’è spazio anche per una curiosità: “Putin ha percorso a piedi il colonnato del cortile d’onore, accompagnato dal consigliere militare della Presidenza della Repubblica generale Roberto Corsini, poiché la sua auto (…) per la sua stazza non riesce a fare la curva per entrare nel cortile ma può raggiungere solo il colonnato”.

Al termine della cerimonia, i presidenti si trasferiscono nella sala del Bronzino per la presentazione delle due delegazioni e una colazione di lavoro che dura un’ora e mezza e alla quale prende parte anche il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Secondo fonti del Quirinale, dal colloquio sarebbe emersa la “preoccupazione comune per la guerra civile in Libia e il conseguente ritorno del terrorismo islamico battuto in Siria”.

A Palazzo Chigi, frattanto, Giuseppe Conte deve attendere il suo turno per un’ora e mezza. Anche qui, l’ospite trova  un picchetto d’onore. Niente inni nazionali, però, visto che Conte ha pensato bene di porgere le condoglianze al presidente russo per la tragedia del sottomarino.

 

Come il nostro premier ha dichiarato alla vigilia, quella odierna è anzitutto l’occasione per restituire a Putin la stessa calorosa ospitalità ricevuta a Mosca” lo scorso ottobre. Se stiamo alla versione della TASS, si tratta anche di rimarcare i buoni rapporti tra i due leader. “Ci siamo già incontrati alcune volte, a Pechino, al summit sulla Nuova Via della Seta, e ora al summit G20 di Osaka – sono le parole di Conte riportate dai media russi  – e in tutti questi casi i contatti sono stati molto amichevoli”.

Che si tratti o meno di propaganda, sta di fatto che, alla conferenza stampa conclusiva (che si può riascoltare in questo video Youtube diffuso da Palazzo Chigi), Conte e Putin esibiscono di buon grado la reciproca intesa:

Sulle sanzioni che gravano sulla Federazione Russa da quando è scoppiato il caso Crimea, Conte sottolinea la sua speranza che si tratti di “un regime transitorio”. L’Italia, promette, lavorerà “perché si creino le premesse per un superamento di questo stato di rapporti tra l’Ue e la Russia che non fa bene alla Russia, all’Ue e nemmeno all’Italia che potrebbe aumentare le relazioni commerciali”. Questo, ci tiene a precisare il primo ministro, è un obiettivo “cui l’Italia è devota”. Ma, è costretto ad aggiungere, “occorre che maturino le circostanze”.

“Comprendiamo – gli risponde Putin –  che l’Italia è legata con gli impegni europei (…)  e non abbiamo nessuna pretesa rispetto agli amici italiani, ma speriamo che l’Italia sulle sanzioni porti avanti la posizione di un ritorno dei rapporti a 360 gradi con la Russia”. Si dice grato al nostro Paese, il presidente russo, anche perché è tra i pochi convinti che “bisogna ristabilire il regime pieno dei rapporti tra Usa e Russia”.

Sul dossier Libia, Conte deve però registrare l’indisponibilità del suo partner ad affrontare una situazione che “resta pericolosa. L’obiettivo, spiega il premier, è duplice: far sì “che sia stabilito il regime del cessate il fuoco” e “ristabilire il processo politico con lo scopo finale di evitare la scissione del Paese”.

Ma la risposta di Putin è sprezzante e assume la forma di una filippica contro la Nato. “Non sarebbe male ricordare da cosa tutto è cominciato”, afferma il presidente. “Chi ha distrutto la stabilità della Libia? Per me è stata una decisione della Nato. E questo è il risultato”. Se sperava di strappare al suo interlocutore un impegno almeno a concertare le mosse, e a contenere quell’Haftar che poche ore prime ha bombardato un centro detenzione per migranti, Conte deve restare non poco male nell’ascoltarlo dire che :“Non dobbiamo portare noi un ruolo stabilizzatore (ma) dobbiamo chiederlo a chi lo ha deteriorato. (…) dobbiamo chiedere di ricostruire a chi ha distrutto” la Libia.

Terminata la conferenza stampa congiunta, Putin sposta alla Farnesina, dove è in programma il Forum Italia-Russia della società civile. È il momento in cui nel taccuino dei cronisti finisce per appuntarsi la firma del memorandum d’intesa tra il Gruppo Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo russo di investimenti diretti Ridf, che viene definito “un ulteriore importante strumento a sostegno delle nostre imprese”.

Ma è anche il momento in cui il ceo di Rossijskie Železnye Dorogi (Rzd) Oleg Belozerov e l’ad di Fs Gianfranco Battisti e concordano il rafforzamento dei progetti operativi esistenti fra i due gruppi.  Due i contratti in essere, per il valore complessivo di 4,8 milioni di euro,  sottoscritti lo scorso aprile da Italferr, la società di ingegneria delle Fs, e Rzd International, controllata per il business ester delle ferrovie russe. Riguardano l’assistenza tecnica, la verifica della progettazione e la supervisione lavori della linea ferroviaria Belgrado – Novi Sad e del nuovo Posto centrale di Belgrado per la gestione e il Controllo del traffico ferroviario della rete ferroviaria serba.

Dopo la tappa alla Farnesina, entra in scena l’attesissima cena a Villa Madama con Conte, Moavero, Salvini e Di Maio. L’allestimento è quello delle grandi occasioni: ciascun tavolo, osserva il Corriere della Sera, presenta il nome di un grande pittore italiano, da Raffaello, a Pinturicchio, Tiziano, Leonardo fino a Caravaggio. Il menu è di mare: tartare di pesce e crostacei in dadolata di mela verde e pesca; mezzemaniche con moscardini, gamberetti e scorfano; spigola agli agrumi e flan di verdure e, per dessert, fragoline di bosco con gelato alla vaniglia, prima del caffè finale.

Con una punta di malizia, Open ricorda la presenza in mezzo ai commensali dell’assaggiatore di Putin, chiamato a scongiurare eventuali avvelenamenti.

Oltre al premier e ai ministri, a Villa Madama c’è un côté d’eccezione: tra gli invitati si segnalano Claudio Descalzi ed Emma Marcegaglia (ad e presidente Eni), Francesco Starace (ad Enel), Gabriele Galateri di Genola (presidente Generali), Marco Alverà (ad Snam), Marco Tronchetti Provera (vicepresidente Pirelli), Giampiero Massolo (presidente Fincantieri), Fabrizio Di Amato (presidente Maire Tecnimont), Giuseppe Zampini (ad Ansaldo Energia), Luisa Todini (presidente onorario Todini costruzioni) e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.

Per Matteo Salvini, la cena non può che essere l’occasione per farsi immortalare con il suo mito. A divulgare il trofeo ci pensa, ovviamente, lo spin doctor Luca Morisi:

E Sputnik, di rimbalzo, provvede ad eternare lo slancio amoroso del Capitano leghista riportano le sue dichiarazioni rilasciate a Rete 4: Putin è “una di quelle persone che lascerà il segno nella storia”.

Peccato che la festa di Salvini sia guastata poco più tardi da Silvio Berlusconi, cui Putin concede l’onore di un incontro “caloroso” in una saletta all’aeroporto Leonoardo Da Vinci prima di ripartire per Mosca.

Non è stato l’ex Cavaliere, d’altra parte, a tentare il rapprochement tra Usa e Russia a Pratica di Mare? Quelli, però, erano altri tempi.

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