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L’Università di Messina infanga la Folgore. Gli ex parà insorgono

Pubblicato il 07/12/2012 - Il Giornale

L’Università di Messina ha pubblicato un «saggio» che infanga la brigata paracadutisti Folgore accusandola di creare dei mostri fascistoidi, che vanno in giro per il mondo per il gusto di ammazzare la gente.

Il titolo del «working paper n. 50» di Charlie Barnao e Pietro Saitta, con lo stemma universitario in copertina, è Autoritarismo e costituzione di personalità fasciste nelle forze armate italiane: un’autoetnografia. È stato pubblicato in gennaio dal Cirsdig, un Centro interuniversitario, nella collana dei «Quaderni». Per Marco Orioles, che insegna sociologia all’Università di Verona, si tratta di «una grande bufala teoricamente debole e metodologicamente azzardata, che denota un grandissimo velo ideologico».

Il «saggio», di una trentina di pagine, ha scatenato la reazione degli ex parà. Prima hanno inviato all’Università di Messina una contro ricerca che smonta il paper anti Folgore, senza ricevere, per ora, risposta. E ora stanno raccogliendo una petizione su Facebook.

Il lavoro pseudo scientifico si basa, prima assurdità, sul diario di recluta di uno degli autori, Charlie Barnao, assistente presso la facoltà di Sociologia a Messina. Un’esperienza di 20 anni fa quando c’era ancora la leva. «Il presente articolo indaga le modalità di apprendimento della violenza all’interno di una “istituzione totale” e di un corpo d’élite dell’esercito italiano: la Folgore», si legge nell’introduzione. Gli autori arrivano a sostenere che in Italia si assiste «alla trasmissione di pratiche e ideologie dall’esercito alla polizia, producendo una commistione che rende il confine tra guerra e pace sempre più confuso». La conclusione è che la fabbrica di «mostri» fascistoidi in armi serve per «(…) l’occultamento della guerre e delle sue vittime civili e militari dietro etichette come “peace-keeping” (…)». Il riferimento è all’Afghanistan, dove i paracadutisti hanno sputato sangue e sudore. Ma il valore scientifico dell’opera si chiarisce già nelle prime pagine, dove si chiamano in causa i Nocs, per i loro riti di iniziazione, come corpi speciali dei carabinieri. Peccato che dipendano dalla Polizia.

«La violenza verbale, fisica e psicologica dei primi giorni in caserma si compone di ordini urlati, annullamento di qualunque individualità», scrivono gli autori riferendosi al diario del 1994 presso il 186° reggimento di Siena. «Il taglio di capelli e la cosiddetta vestizione» sono altri esempi di «autoritarismo e costruzione di personalità fasciste». Per non parlare «dell’inesorabile rituale fascista di ogni giorno» che consiste nell’«inno nazionale cantato obbligatoriamente a squarciagola, alzabandiera, (…), marcia di tutte le compagnie». Pure la «pompata» ha l’onore di un capitolo nel saggio dell’Università di Messina. La tradizionale pratica delle flessioni in voga fra i parà diventa l’ennesimo strumento della trasformazione delle reclute in ammazza bambini.

Per il sociologo Orioles «questo paper è ridicolo. Si basa su un solo caso studio, per di più diario di uno degli autori, di 20 anni fa e riferito a un periodo limitato in una sola caserma». Delle 15 interviste ad altre fonti non c’è traccia. «L’aspetto più grave è il nesso più ampio con le missioni di pace dell’Italia negli ultimi anni, che sarebbero condotte per esercitare violenza di massa», sottolinea Orioles.

Ex parà come il designer Paolo Velcich, l’avvocato Gianluca Sani e il docente universitario Igino Pitacco si stanno mobilitando.

Ma il paper anti Folgore, che dovrebbe aver passato la revisione di un comitato scientifico internazionale di docenti universitari, è sul sito delle pubblicazioni accademiche e potrebbe diventare oggetto di studio per gli studenti o fonte di tesi di laurea.

Il Giornale
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