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Moschee chiuse per l’emergenza, il messaggio dell’Imam: lasciamo il virus fuori dalla porta

Pubblicato il 16/03/2020 - Messaggero Veneto

Con le porte dei tre centri islamici della città chiuse ormai da venti giorni, i musulmani udinesi che venerdì hanno dovuto rinunciare alla terza “Jumma”, la preghiera collettiva della settimana, si sono consolati con il videomessaggio di Mohammed Hajib.

Registrato nel suo domicilio, il breve discorso filmato dell’imam del centro “Misericordia e Solidarietà” di via Marano Lagunare è arrivato in un battibaleno negli smartphone di migliaia di fedeli. E quell’appello a restare a casa condito da quelle che il marocchino Hajib, pronunciandole nella lingua di Dante, definisce le “parole preziose” del nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – “rimaniamo più distanti oggi per abbracciarci domani. Fermiamoci oggi per correre più veloci domani”- ha sortito seduta stante l’effetto sperato: quello di rassicurare una comunità spaventata come tutti dal coronavirus ma anche sotto choc di fronte alle serrande abbassate di quei luoghi di culto ove si è soliti rivolgere tutti insieme, una volta alla settimana, le proprie fiduciose preghiere ad Allah.

Se uno dei compiti delle “guide” (traduzione dall’arabo “imam”) è portare conforto nei momenti di prova e restituire fiducia ad una comunità smarrita, Hajib lo svolge egregiamente elogiando prima le “decisioni del governo” che “meritano rispetto e gratitudine”, e formulando poi un “caloroso ringraziamento ai nostri eroi medici e infermieri, alle istituzioni e alle forze dell’ordine”. Rivolge quindi, l’imam, “un pensiero e una preghiera a tutte le persone decedute. E un augurio di pronta guarigione a chi è ammalato”.

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