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“La terza guerra mondiale a pezzi”: il pianeta tra incerti equilibri e nuove angosce

Pubblicato il 17/04/2019 - Messaggero Veneto

Gli storici del futuro dedicheranno molto tempo e notevoli sforzi al tentativo di ricostruire e contestualizzare gli ultimi cinque anni vissuti pericolosamente dal nostro pianeta. Gli accadimenti verificatisi in questo torno di tempo sono senz’altro rubricabili sotto la categoria dell’eccezionalità. Il 2014 è stato, anzitutto, l’anno dell’occupazione russa della Crimea, primo territorio europeo passato di mano, con l’uso della forza, dal secondo dopoguerra. Ma è stato anche l’anno dell’autoproclamazione di Abu Bakr al-Baghdadi, allora capo di una formazione terroristica baciata dal successo, a califfo di tutti i musulmani: un guanto di sfida, dal colore verde islam, all’ordine mondiale. Due avvenimenti diversi, su quadranti differenti, capaci però di segnare un’epoca. A definire quest’ultima ci ha pensato un acuto osservatore della contemporaneità come Papa Francesco. Che, proprio nel 2014, coniò la calzante espressione di “terza guerra mondiale a pezzi”. Anche in questo caso, Bergoglio ha dimostrato di possedere gli strumenti analitici più adeguati per leggere e inquadrare eventi complessi. Nella griglia della terza guerra mondiale a pezzi si possono incastonare gli avvenimenti più eclatanti di questa stagione tumultuosa: non solo, dunque, l’annessione della Crimea e il conflitto separatista scoppiato subito dopo nel Donbass, o la fondazione del califfato in Siria ed Iraq e gli attacchi terroristici messi successivamente a segno dall’Isis in Occidente. Ci si possono mettere dentro anche le ultime, sanguinose battute di una guerra civile siriana incapace di avviarsi a soluzione; la crisi nucleare e missilistica tra la Corea del Nord di Kim Jong-un e gli Stati Uniti di Donald Trump; fino ai travagli di una regione, il Medio Oriente, dove si sta consumando lo scontro frontale tra regimi di matrice laica e di ispirazione religiosa che si contendono la guida del nuovo corso post-primavere arabe. Nel contenitore della terza guerra mondiale possiamo riconoscere i lineamenti di tutte le forme possibili di conflitto: da quello tradizionale, o “simmetrico”, che contempla lo schieramento di forze armate contrapposte; a quello “asimmetrico” lanciato da gruppi militanti che sfidano i propri avversari con le armi del terrorismo e degli agguati; a quello “ibrido” che all’uso della forza militare affianca il dispiegamento di ordigni “cyber” e la manipolazione dell’informazione; fino alla nuova guerra “fredda” in corso tra la superpotenza declinante, gli Usa, e quella in ascesa, la Cina, a colpi di dazi e manovre geopolitiche. Quando ho deciso di pubblicare il mio nuovo libro, che raccoglie e rielabora cinque anni di cronache ed analisi condotte per le testate con cui collaboro, ho scelto di fare mia, sin dal titolo, la chiave di lettura di Francesco. Mi sembra infatti la più adeguata a ricomporre in unità tutti questi frammenti, come se fossero parte di una singola temperie: una “grande turbolenza globale”, come la definisce il sottotitolo dell’opera, che sottopone il mondo ad una tensione costante, pervasiva e passibile di improvvisi conati di violenza. Per il suo autore, questo libro rappresenta anche un bilancio. Sono uno dei pochissimi giornalisti del Friuli Venezia Giulia ad occuparsi di politica internazionale. Sulle colonne di “E-Paper”, “Messaggero Veneto”, “Il Piccolo”, “Formiche.net”, “Il Friuli”, “Start Magazine”, “Policy Maker” e “Lettera43” ho raccontato, con cadenza quotidiana, quel che accade oltreconfine. Con l’ausilio di Papa Francesco, tento oggi di spiegare, rievocandone i momenti salienti, questi cinque anni rocamboleschi. Anni di guerra, anche se “a pezzi”.

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