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Sanzioni all’Iran: la sfida dell’Ue agli Stati Uniti

Pubblicato il 05/10/2018 - Il Friuli

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si tiene ogni anno a settembre è l’occasione, per i capi di Stato e di governo di tutto il pianeta, di illustrare le linee generali della politica estera del proprio Paese. Particolarmente importanti, in questa circostanza, sono le parole del presidente degli Stati Uniti, in quanto padrone di casa e soprattutto leader della superpotenza mondiale. Quest’anno è stata la seconda volta per Donald Trump. Nel 2017, il tycoon aveva usato la tribuna dell’Onu per ammonire la Corea del Nord, minacciata di “distruzione totale” qualora avesse continuato a perseguire i suoi disegni atomici. Quest’anno invece il “piccolo uomo razzo”, come Trump ebbe a definire il presidente nordcoreano Kim Jong-un, è stato oggetto di elogio da parte del capo della Casa Bianca: tra loro due, dopo lo storico summit di Singapore, si è instaurato un feeling particolare che ha portato The Donald a parlare di “innamoramento”. Nel discorso di Trump all’Assemblea Generale, il posto del nemico è stato occupato quasi interamente dall’Iran. La Repubblica Islamica è al centro delle preoccupazioni degli Stati Uniti, che si stanno adoperando per contenere l’avventurismo militare e l’espansionismo degli ayatollah. Specialmente dopo il cambio della guardia al Dipartimento di Stato, con l’avvicendamento tra il mite Rex Tillerson e il falco Mike Pompeo, e quello al Consiglio di Sicurezza Nazionale, tra il prudente H.R. McMaster e il neocon John Bolton, l’America ha adottato toni molto aggressivi nei confronti di Teheran. E, dalle parole, è passata ai fatti, uscendo dall’accordo sul nucleare siglato nel luglio 2015, e reintroducendo una serie di sanzioni punitive che mirano a mettere in ginocchio la Repubblica Islamica. Perché la strategia americana funzioni sarà necessaria la massima collaborazione da parte degli altri paesi guida della comunità internazionale, in primis dall’Europa, che con l’Iran intrattiene fitte relazioni di natura politica, diplomatica e economica. In teoria, le sanzioni americane impediranno alle aziende del Vecchio Continente di fare affari con Teheran: troppo alto il rischio di vedersi chiuse le porte del ricco mercato americano perché, in Europa, si ceda alla tentazione di dribblare le manovre americane. Ma dal mondo della politica sono giunti segnali divergenti. Alla stessa Assemblea Generale, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue Federica Mogherini ha annunciato di aver approntato uno scudo per le imprese europee che vogliono continuare a commerciare con Teheran che le metterà al riparo dalle sanzioni americane. L’Europa si accinge insomma a sfidare Washington su una delle sue priorità di politica estera. Sarà interessante vedere il comportamento dell’Italia, che è il primo partner commerciale di Teheran. Siamo pronti a sfidare l’America?

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