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Sindaci e migranti: la vera pacchia è per Salvini

Pubblicato il 05/01/2019 - Messaggero Veneto

La rivolta dei sindaci di sinistra alle disposizioni del Decreto Sicurezza e Immigrazione voluto da Matteo Salvini può segnare l’inizio della riscossa di chi, alle politiche dello scorso 4 marzo, ha incassato una batosta anche a causa delle politiche migratorie? Ne dubitiamo. Nonostante le valide ragioni avanzate dai primi cittadini che, come Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, sollevano dubbi di costituzionalità sulle norme introdotte dal Decreto Salvini, la loro disobbedienza civile rischia di essere controproducente. E non solo perché li espone a ovvie ritorsioni in sede penale, come accade a chiunque violi una legge in vigore. Il vero motivo per cui questa forma di protesta non sortirà alcun risultato è che gli italiani, sui temi dell’immigrazione, sono ancora stregati dall’approccio fiero e tracotante del ministro dell’Interno. Il quale, in questa circostanza, ha opportunamente rispolverato le parole d’ordine che hanno scandito il suo trionfo alle urne e la sua successiva e inarrestabile ascesa nei sondaggi. Slogan come “la pacchia è finita anche per i sindaci”, ”traditori degli italiani” perché “amici dei clandestini”, sono studiati ad arte per solleticare la pancia di un paese persuaso che i governi a guida Pd abbiano concesso privilegi a chi non ne aveva alcun titolo. A quei migranti cioé per la cui sorte non palpita nessuno, neanche a fronte della palese violazione dei loro diritti sancita dalle norme varate dal governo gialloverde. Negare loro la possibilità di iscriversi alle anagrafi, con tutto ciò che ne consegue in termini di accesso al Welfare, è certamente motivo di grande rammarico per chi creda che la Repubblica Italiana non possa operare discriminazioni a danno di chiunque risieda nel territorio nazionale. Ma è proprio sulle discriminazioni che si impernia l’intero discorso salviniano, costruito intorno ad un mantra, “prima gli italiani”, che si presta ad applicazioni draconiane quanto grottesche. Un approccio che, ciononostante, sembra essere apprezzato da una parte consistente dell’opinione pubblica. La quale, anche in questa occasione, non farà alcuna fatica a parteggiare per chi si presenta come difensore delle prerogative degli italiani e deplorare quanti, invece, vogliono prorogare la “pacchia” di cui hanno beneficiato falangi di immigrati irregolari. La battaglia donchisciottesca dei sindaci disobbedienti gonfierà semmai ulteriormente le vele della Lega, fornendole un asso che non mancherà di sfruttare alle prossime elezioni europee. Non c’è scenario migliore, per Salvini, di una campagna elettorale incentrata sui diritti “usurpati” da una categoria, i migranti, difesa da forze politiche che si ostinano a non tenere conto degli italiani danneggiati dalla crisi e dalle politiche xenofile approvate dai passati esecutivi. Le sinistre hanno ottime ragioni, naturalmente, a difendere i propri valori. Ma se vogliono riconquistare il consenso degli italiani faranno bene a puntare su un altro cavallo.

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