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Strage di Orlando, perché nell’Islam i gay sono ancora un tabù?

Pubblicato il 13/06/2016 - Donna Moderna

di Oscar Puntel

 

L’Isis ha rivendicato l’attentato accaduto nella notte fra l’11 e il 12 di giugno, in Florida. A Orlando, un ragazzo di 29 anni, cittadino americano di origine afghane, è entrato in un night club gay e ha aperto il fuoco. Sono morte 50 persone, mentre i feriti sono 53: è la strage più grave della storia d’America provocata da armi da fuoco.

Gli Stati Uniti si scoprono ancora vulnerabili nella loro sicurezza interna soprattutto verso Isis. Di tutta questa storia, resta un interrogativo: perché i gay sono così odiati dall’Isis?

Mondo Islamico e omosessualità

“Una perversione riprovevole e proibita”. Marco Orioles, sociologo ed esperto di Islam in Europa non usa mezzi termini nel descriverci come il mondo islamico, anche moderato, considera i gay. Parte da una storia personale: “Tempo fa sono stato invitato a un convegno di musulmani moderati della corrente marocchina dell’Islam italiano. Loro presentavano la traduzione in italiano del loro punto di riferimento spirituale, in pratica quello che diceva il loro Imam. Non hanno avuto esitazioni a definire l’omosessualità come una ‘perversione assolutamente proibita’. Questo per dire che c’è una riprovazione verso i gay che permea l’intero mondo islamico. Non è una peculiarità della fazioni estremiste”. Perché esiste questa avversione? “Perché lo dice il Profeta. Ci sono precise indicazione secondo cui la sessualità non può essere estesa a persone dello stesso sesso. I loro riferimenti arrivano dal sacro”.

Una contraddizione

I gay però ci sono anche nel mondo islamico. E poi c’è il mito di Casablanca: nella cittadina marocchina, il turismo omosessuale prospera. E i locali gay o gay-friendly non mancano. Come è possibile? Ancora Orioles: “Ovvio che l’omosessualità esiste anche nei loro paesi, ma è punita con leggi severissime. Quando qualche anno fa Ahmadinejad, che era presidente dell’Iran, venne invitato a parlare in una università americana se ne uscì con una frase. ‘Noi – disse – in Iran non abbiamo omosessuali come voi’. Questo fa capire che esiste una versione ufficiale dei fatti, quella delle autorità legittime dei paesi islamici secondo cui l’omosessualità è proibita e non tollerata. Ma poi c’è una realtà concreta delle società islamiche in cui invece viene abbondantemente praticata: il problema è il fatto di essere sanzionata dalla legge e con pene durissime”.

C’è poi un altro problema, che ha a che fare con l’integrazione dei musulmani nelle nostre società occidentali. “Il punto sui gay è uno dei principali elementi di frizione fra le comunità islamiche e i paesi occidentali che le ospitano: le loro comunità ritengono blasfemo e immorale un comportamento che noi regolamentiamo con atti normativi, per esempio con le unioni civili. Loro questo aspetto non lo accettano”, aggiunge Orioles.

E lo Stato Islamico?

“L’Isis estremizza questa proibizione, trasformandola in odio viscerale”, precisa lo studioso. Tutti ricorderanno alcune scene che vennero diffuse via social: il 30 gennaio 2015, a Raqqa, quella volta capitale autoproclamata di Isis; e poi anche il primo luglio, a Falluja in Iraq. I miliziani del Califfato trasmisero uno stesso copione: bendarono e uccisero alcuni gay, lanciandoli dai tetti dei palazzi. “Brutalità, barbare esecuzioni che confermano che l’Isis esaspera e trasforma in fanatismo omofobico una condizione di non tolleranza verso i gay, comune a tutto il mondo islamico”.

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