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Tutte le amorevoli sintonie tra Macron e Conte

Pubblicato il 28/02/2020 - Start Magazine

Che cosa è successo al vertice Italia-Francia a Roma. La dichiarazione congiunta Conte-Macron. E i dossier al centro delle diplomazie. L’articolo di Marco Orioles

È scoppiata la pace tra due cugini che si detestano neanche troppo cordialmente. Questo, almeno, è quanto si desume dalle cronache del 35mo vertice governativo Italia-Francia tenutosi ieri in quel di Napoli dopo due anni e mezzo di stop dovuto ai noti dissapori risalenti all’era del governo gialloverde che portarono, come ricorderete, al repentino ritiro dell’ambasciatore di Parigi in uno strappo che fu ricucito in extremis da quel pontiere che si chiama Sergio Mattarella.

(ECCO LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA CONTE-MACRON DAL SITO DEL GOVERNO ITALIANO)

La presenza nella metropoli partenopea – oltre che del nostro presidente della Repubblica, del primo ministro Giuseppe Conte e della loro controparte Emmanuel Macron –  di ben 11 ministri italiani e altrettanti francesi di dicasteri chiave come Esteri, Interno, Giustizia, Difesa, Economia, Trasporti, Ambiente, Cultura, Istruzione, Ricerca ed Affari europei voleva per l’appunto rimarcare, oltre che il superamento definitivo delle incomprensioni che hanno piagato negli ultimi tempi le relazioni italo-francesi, la comune volontà – parole scandite ieri da Macron – di lavorare al  “rilancio della cooperazione fra i due Paesi”

(CHE COSA C’E’ DA TEMERE DALLE INTESE CON LA FRANCIA. IL COMMENTO DI GALIETTI)

Questa, almeno, pare essere l’intenzione di Conte, lesto a definire questo vertice “un salto di qualità” in un rapporto come minimo travagliato.  “Ho sempre detto che la Francia è il nostro alleato storico”, ha sottolineato il premier ricordando come “queste cose non cambiano da un anno all’altro, da un governo all’altro”.

(ECCO COME LA FRANCIA VUOLE AZZOPPARE L’ITALIA E VEGA DI AVIO NELLO SPAZIO ALL’ESA)

Sono parole che sarebbero sembrate surreali se pronunciate appena un anno fa dalla stessa persona. E infatti il ringraziamento della controparte è rivolto non a chi dodici mesi fa presiedeva il governo gialloverde, ma all’uomo – Sergio Mattarella, grazie al cui “lavoro”, Macron dixit, “oggi ritroviamo una strada comune” – che un anno fa si adoperò dietro le quinte per convincere Parigi che a Roma non tutti erano usciti fuori di testa come quel ministro (nonché azionista di maggioranza dell’esecutivo) che aveva appena fatto tappa in Francia per allearsi – in vista del voto per il rinnovo dell’Europarlamento – con i capi di quel movimento dei gilet gialli che avevano appena lanciato la loro sfida mortale contro Macron e il suo governo.

(ECCO PERCHE’ LA FRANCIA TREMA PER IL CORONAVIRUS)

Ma più che il pompiere che nel febbraio 2019 domò le fiamme che avevano avvolto le relazioni italo-francesi prese in ostaggio dal virus populista, a propiziare il disgelo tra Parigi e Roma ci ha pensato il virus non metaforico che in questo momento rischia di mandare in fumo una parte non irrilevante dei circa 86 miliardi di euro di interscambio commerciale.

(CHE COSA FARA’ NAVIRIS)

Il messaggio che non a caso Macron e Conte veicolano da Napoli è che le “frontiere restano aperte» – anche perché il caso contrario comporterebbe, parola del giurista pugliese, «un danno economico irreversibile» per entrambi.

(CHE COSA C’E’ DA TEMERE DALLE INTESE CON LA FRANCIA. IL COMMENTO DI GALIETTI)

Ma se l’urgenza è preservare la cooperazione tra Roma e Parigi, evitando danni irreparabili, ecco il nostro potente cugino convenuto a Napoli salutare “lieto” la fine dello psicodramma italiano sulla Tav, un progetto fortunatamente “ripreso” dal nostro governo con un surplus – “un’attenzione al clima” – di correttezza politica che non guasta affatto alla reputazione di esecutivi assediati dalla generazione Greta Thunberg.

(TUTTI GLI INGHIPPI DEL TRATTATO DEL QUIRINALE PER L’ITALIA. PARLA PELANDA)

E a proposto di economia, nella ex capitale del Regno delle Due Sicilie i menestrelli italiani e francesi hanno suonato lo stesso spartito quando si è trattato di affrontare il capitolo Ue. Dalle dichiarazioni del vertice è emersa infatti la volontà congiunta di dotare l’Unione di un budget all’altezza delle sue ambizioni. Ed è persino sbucato, per dirla con Conte, il “comune obiettivo (di) raggiungere l’Unione bancaria europea”.

(LE TENSIONI TRA FRANCIA E ITALIA IN LIBIA)

La rinnovata consonanza in salsa partenopea tra due capitali che più di qualcuno tenderebbe a definire con l’espressione cinematografica di “fratelli-coltelli” ha raggiunto l’apice però con la sigla di tre accordi nei settori della Difesa (Naval Group e Fincantieri), dell’economia (Cassa depositi e prestiti e Bpi France) e della cultura (Università).

(CHE COSA C’E’ DA TEMERE DALLE INTESE CON LA FRANCIA. IL COMMENTO DI GALIETTI)

Dei tre, ovviamente, il più rilevante è quello che viene firmato, oltre che dal nostro ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dalla sua collega Florence Parly, dall’ad di Fincantieri Giuseppe Bono e dai vertici di Naval Group.

(COME CDP E BPIFRANCE COLLABORERANNO)

Un’intesa che, recependo quanto concordato nel precedente vertice di Lione del settembre 2017, tiene a battesimo Naviris, la joint venture tra Fincantieri e Naval Group che Guerini ha definito senza mezzi termini “formidabile” oltre che “un modello” di cooperazione “che può e deve essere replicato (in) tutti gli ambiti della cooperazione militare”.

(CHE COSA FARA’ NAVIRIS)

“Cooperazione” è naturalmente l’unica parola appropriata per un accordo che richiederà da parte di entrambi gli esecutivi la volontà di alimentarlo con generose commesse. Brillano, all’orizzonte, le sagome delle navi della nuova generazione della classe Orizzonte, brillante esempio di cooperazione militare italo-francese già in essere, e quelle della cosiddetta  “European patrol corvette”, destinate a incarnare la famosa “cooperazione strutturata permanente” meglio nota con l’acronimo Pesco.

(ECCO LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA CONTE-MACRON DAL SITO DEL GOVERNO ITALIANO)

Ed è proprio in un terreno in cui Parigi sconta l’accusa di indulgere in temerarie fughe in avanti, se non il sospetto di avere subdoli piani egemonici, che i due governi riuniti ieri  si sono ritrovati almeno a parole sullo stesso fronte: animati cioè dalla volontà – come recita la dichiarazione finale del vertice – di “rafforzare ulteriormente il loro ruolo guida nell’attuazione di nuove iniziative di difesa europee nel campo delle capacità attraverso la cooperazione strutturata permanente (PESCO), il Fondo europeo di difesa (EDF) e il futuro Strumento Europeo per la Pace (SEP)”.

(COME E PERCHE’ PROCEDE LA PESCO)

Se questa è la direzione di marcia, la strada da battere si chiama – continua la stessa dichiarazione – “sviluppo di progetti di capacità congiunta nel settore della difesa e dello spazio”. Se, detto in altri termini, l’obiettivo finale consiste nel “dotarsi di sistemi efficienti e pienamente interoperabili”, la via da percorrere si chiama “costruire una base industriale di tecnologia europea e difesa competitiva».

(CHE COSA SUCCEDE FRA ITALIA E FRANCIA SU DIFESA E SPAZIO)

Su questo punto, un Guerini scatenatissimo ha evocato persino la realizzazione congiunta di “satelliti” e “vettori spaziali”. Un dossier come minimo delicato, visti i rapporti  ambivalenti e la cooperazione quanto mai accesa in una materia che vede i due Paesi già impegnati in una partnership – quella tra Leonardo e Thales nota come Space Alliance – che stenta proprio per questo a decollare.

(ECCO COME LA FRANCIA VUOLE AZZOPPARE L’ITALIA E VEGA DI AVIO NELLO SPAZIO ALL’ESA)

Quale che sia lo stato effettivo dei rapporti tra Italia e Francia – non proprio idilliaci, se dobbiamo giudicare da quel che (non) si sono detti ieri a proposito del dossier su cui sono sulle opposte sponde: la Libia –  dai due governi riuniti in assise ieri è partito un messaggio di unità e concordia che non può che far bene ad una relazione che appena pochi mesi fa era in frantumi.

(LE TENSIONI TRA FRANCIA E ITALIA IN LIBIA)

Se poi a metterci lo zampino è l’aria tutta particolare che si respira nella città d’arte più esuberante d’Europa – la città di quel commediografo di nome Eduardo che ieri Macron ha voluto non a caso omaggiare con una visita al suo Teatro San Ferdinando –  può persino sbucare l’impegno a far ripartire quel vecchio progetto di un Trattato del Quirinale (da redigere sulla falsariga di quello che unisce da 57 anni Parigi e Berlino) finito precipitosamente in soffitta nei giorni roventi del governo gialloverde.

(TUTTI GLI INGHIPPI DEL TRATTATO DEL QUIRINALE PER L’ITALIA. PARLA PELANDA)

Chissà.

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