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Che cosa studiano Giappone, Australia e India in chiave anti Cina

Pubblicato il 27/08/2020 - Start Magazine

Le mosse commerciali e industriali anti Cina in Giappone, Australia e India (compreso il dossier Huawei-5G)

Chi, in questo periodo di scontro aperto tra Usa e Cina, non teme con un pizzico di terrore lo spettro del decoupling? Chi, in altre parole, non paventa lo scenario dello spezzarsi delle catene globali del valore incentrate sulla manifattura cinese e non vede all’orizzonte un mondo diviso in due tronconi, ossia una sfera cinese e una americana non comunicanti?

Sebbene non sia detta l’ultima parola, e sia sempre possibile una distensione tra la superpotenza n. 1 e la sua rivale asiatica, c’è già chi sta correndo ai ripari.

GIAPPONE, AUSTRALIA E INDIA SI STAREBBERO ACCORDANDO PER SPOSTARE E METTERE IN SICUREZZA LE RISPETTIVE CATENE DEL LAVORO

Per ora sono solo voci raccolte dal Japan Times da persone al corrente dei fatti, ma parrebbe che Giappone, Australia e India stiano maturando un accordo per costruire delle forti catene del valore con le quali portare avanti le proprie produzioni e godere così di un cuscinetto che le difenda dalle mosse ostili della Cina e dalle manovre degli Usa contro quest’ultima.

Non esiste, secondo un funzionario del ministero giapponese del commercio, ancora un accordo ufficiale in tal senso tra le tre nazioni, ma solo una discussione di “working level” sulla costriuzione di una “supply chain resilience initiative,” che metta al riparo le produzioni di questi paesi dai marosi dello scontro tra le superpotenze rivali.

A SPINGERE DI PIU’ IN QUESTA DIREZIONE E’ IL GOVERNO GIAPPONESE

A spingere di più in questa direzione sembrerebbe essere il Giappone. Il governo indiano, sempre secondo le fonti del Japan Times, sta considerando il da farsi. Quello australiano si trincera invece nel più stretto riserbo, senza confermare né smentire l’iniziativa.

L’unica cosa che il Japan Times è riuscita a strappare al portavoce del ministero degli Esteri di Canberra è che il paese si sta adoperando perché le sue catene del valore rimangano aperte e funzionanti anche durante la pandemia.

In effetti la diversificazione delle catene del valore rispetto ad una iper-localizzazione in Cina conferirebbe parecchi vantaggi, come si è visto in questo periodo di pandemia in cui molte se non tutte le nazioni del mondo hanno scoperto di essere estremamente dipendenti dalla Cina.

IL GIAPPONE HA LANCIATO UN PROGRAMMA DI SUSSIDI PER LA RILOCALIZZAZIONE DELLE AZIENDE

È anche per questo motivo che il Giappone ha lanciato un’iniziativa per riportare a casa le fabbriche che hanno delocalizzato, fornendo loro sussidi affinché si rilocalizzino in patria o espandano le loro operazioni nel resto dell’Asia. Il programma per ora è finanziato con circa 2,3 miliardi di dollari e vi stanno partecipando 87 società.

IL DOSSIER HUAWEI IN INDIA

C’è poi il dossier 5G. L’India sta eliminando gradualmente le apparecchiature di Huawei e di altre società cinesi dalle sue reti di telecomunicazioni a causa dell’acuirsi di una crisi sui confini tra i due Paesi. Nuova Delhi, riporta il Financial Times, non ha emesso alcun divieto scritto formale sui fornitori di apparecchiature cinesi come Huawei e ZTE, né il governo del primo ministro Narendra Modi ha formalizzato posizioni pubbliche in tal senso.

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