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Udine nega la Festa islamica

Pubblicato il 30/07/2019 - Il Friuli

La Giunta non concede l’uso di via della Rosta alle tre associazioni cittadine che volevano organizzare una cena all’aperto

La festa islamica all’aperto? Non s’ha da fare. Questa la decisione emersa oggi nel corso della Giunta comunale di Udine che ha negato alla comunità islamica cittadina la concessione di via della Rosta. La richiesta era quella di poter organizzare un evento nella serata di domenica 18 agosto, con possibilità di terminare i festeggiamenti entro le 3 del mattino.

Un’idea che non è piaciuta all’Amministrazione che ha considerato la locationnon adatta. “Il luogo non si presta a una manifestazione di questo genere, che potrebbe disturbare i tanti residenti di un’area così popolata e con tanti condomini” ha commentato il sindaco Pietro Fontanini. “Gli organizzatori, se vogliono, facciano richiesta per un’altra posizione”.

Ad avvallare la scelta della Giunta di negare la concessione anche il cantiere di via Aquileia: “Per motivi di viabilità e traffico non era opportuno chiudere anche quell’arteria limitrofa”, spiega ancora Fontanini.

“Questo è un atto dichiaratamente ostile della Giunta”, commenta molto amareggiato il sociologo udinese Marco Orioles, che era stato tra i promotori dell’iniziativa che, per la prima volta, riuniva le tre comunità islamiche cittadine – con sedi in via San Rocco, via Marano Lagunare e via della Rosta – per salutare assieme al quartiere e alle istituzioni la Festa del Sacrificio, una delle principali ricorrenze del calendario, “paragonabile al Natale per i cristiani”.

“L’idea era quella di dare un contributo alla convivenza in un quartiere difficile, come quello di Borgo Stazione”, continua Orioles. “E le motivazioni di ordine pubblico non hanno molto senso. I tre presidenti avevano invitato tutta la cittadinanza, il Consiglio e la Giunta comunale per un’occasione d’incontro e conoscenza. Ci sarebbero stati i saluti istituzionali, un brindisi e una morigerata cena tutti assieme, sindaco compreso. Non erano previste musica o amplificatori che avrebbero potuto arrecare disturbo. Aver detto di no è davvero molto grave. Personalmente sono profondamente deluso. Adesso spetterà ai presidenti delle tre associazioni culturali decidere cosa fare. Ma è chiaro che l’amarezza è grande”.

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