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Benvenuti nella terra dei Sikh: in regione 8 su 10 vivono da noi

Pubblicato il 08/05/2019 - Messaggero Veneto

Trent’anni e passa di flussi migratori hanno introdotto nella nostra regione tutte le sfumature della diversità culturale presente nel mondo. Con un numero di stranieri che ha superato da tempo le centomila unità e vanta al suo interno le più differenti nazionalità, il Friuli Venezia Giulia ha assunto l’aspetto di una singolare Babele di popoli, lingue e civiltà. Non tutti sono al corrente però della natura e complessità di questo inedito melting pot. Quanti, ad esempio, sanno che la nostra regione ospita ben 2.260 persone provenienti dall’India, l’80% dei quali concentrati in provincia di Pordenone? E quanti sanno che si tratta in larga maggioranza di uomini e donne arrivati dalla regione del Punjab, la culla di una fede – il sikhismo – che oggi vanta un tempio a Pasiano di Pordenone con oltre dieci anni di attività alle spalle?

La storia della comunità sikh in Friuli è ancora tutta da raccontare, ma è già vita quotidiana in realtà come Pasiano. Qui trent’anni fa arrivò il primo sikh, assunto come operaio in una delle tante fabbriche di mobili che puntellano questo territorio. Fu il pioniere di un flusso che si intensificò negli anni e coinvolse altre realtà contermini, dove oggi i sikh sono una parte non irrilevante della popolazione: se ne contano secondo i dati Istat ben 371 a Pasiano, dove rappresentano quasi il 5% di tutti gli abitanti, e poi 267 ad Azzano Decimo, 224 a Prata di Pordenone, 90 a Pordenone, 80 a Brugnera, 76 a Chions e così via. Una presenza ben distribuita sulla mappa ma che ha in Pasiano il suo fulcro sociale e religioso.

Come ci spiega Aniljit Kaur Bajwa, volontaria con il ruolo da segretaria dell’associazione “Guru Nanak Dev Ji” sita in località Cecchini, ogni domenica “in centinaia, provenienti da tutti i paesi limitrofi, ci ritroviamo nella nostra sede, dove c’è il nostro tempio, per partecipare alla funzione religiosa”. Una celebrazione lunga ed elaborata che, racconta ancora Aniljit, “può durare oltre tre ore, tra lettura del libro sacro da parte del sacerdote, narrazioni di storie e leggende a cura di cantori giunti da fuori e preghiera collettiva finale”. Segue, aggiungiamo noi, un momento conviviale durante il quale si assaporano insieme le pietanze della tradizione indiana. Al pranzo si uniscono anche i bambini, reduci dalle lezioni di lingua punjabi tenute da quattro insegnanti volontarie. L’edificio in cui sorge il tempio, un fabbricato già adibito ad uso commerciale, è il cuore di una comunità che, una volta alla settimana, si raccoglie per pregare ma anche per scambiare le ultime novità, sbrigare qualche affare, e cementare i rapporti. Ogni l’anno, poi, c’è una grande festa – che si è celebrata quest’anno domenica scorsa – che attira amici e conoscenti da tutte le regioni italiane ed è diventata un appuntamento molto atteso e partecipato di Pasiano. “La manifestazione”, spiega Aniljit, “coincide con le celebrazioni della nascita del Panth Khalsa, da noi chiamato Vaisakh, che è il fondatore della religione sikh. Dal nostro tempio parte una processione che si snoda lungo tutto il paese al seguito di un carro addobbato con fiori che trasporta il Guru Granth Sahib Ji, il libro sacro della nostra religione. Alla testa del corteo ci sono i Pang Peyare, i cinque devoti, vestiti con abiti color arancio e con in mano una spada di ferro, simbolo della religione sikh. Dietro il carro, si esibiscono in esercizi di arti marziali sikh i giovani della Baba Deep Singh Academy, ragazzi che hanno imparato le nostre antiche tecniche di combattimento. Durante la processione, viene offerto ai presenti cibo indiano vegetariano e bevande”. Nonostante il meteo avverso, sono state almeno duemila quest’anno le persone che hanno preso parte ad una manifestazione che da tre lustri, sottolinea Aniljit, si prefigge “non solo di far conoscere i costumi, le tradizioni e le usanze dei sikh, ma anche di diffondere un messaggio di pace e solidarietà universale e di creare una migliore integrazione con il Paese ospitante”. Come tutte le comunità costituite dagli immigrati stranieri, anche quella sikh ha varie sfide di fronte a sé. La prima è quella di assicurare la trasmissione della fede e della lingua alle nuove generazioni. La disponibilità di ben due sedi associative, adibite a luogo di culto oltre che a centro di aggregazione, viene incontro a questa stringente esigenza da cui dipende la continuità di una comunità addensatasi quasi per caso in questo territorio.

Una continuità che deve fare i conti anche con un’altra questione decisiva: il lavoro. Le seconde generazioni di sikh – che Aniljit preferisce definire “la prima generazione di sikh friulani” – faticano a trovare un’occupazione congruente con i propri titoli di studio, e non tutti sono disposti ad svolgere gli stessi lavori umili dei genitori. Per questo, alcuni giovani si sono trasferiti in altre città italiane, o all’estero, in particolare in Gran Bretagna. Altri, però, hanno scelto di proseguire qui il proprio percorso, al fianco dei loro familiari e amici. Tra questi c’è Aniljit, che è nata a Pordenone ventiquattro anni fa, ha in tasca un diploma di Amministrazione Finanza e Marketing, un lavoro in fabbrica e un’occupazione part time come traduttrice. Al bene della sua comunità, ma anche a quello di tutti i cittadini del suo Comune, Aniljit ha deciso di pensarci in prima persona candidandosi alle elezioni nella lista Progetto Futuro.

Anche la politica, a Pasiano, si esprime in punjabi.

Friuli Venezia GiuliaimmigrazioneMessaggero Veneto
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