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Distanti e diversi: temi e strategie dei due candidati alla Casa Bianca

Pubblicato il 29/08/2020 - Il Piccolo

Ora che anche la Convention Repubblicana si è conclusa suggellando la ricandidatura di Donald Trump, la corsa per la Casa Bianca è entrata nel vivo. Gli spin doctor del presidente hanno saputo sfruttare al meglio la visibilità ottenuta durante la Convention non solo offrendo un ritratto lusinghiero del clan Trump, ma semplicemente sincronizzandosi con l’attualità. Le rivolte razziali che agitano l’America dai giorni dell’uccisione di George Floyd e che si sono rivitalizzate dopo i nuovi episodi di violenza di agenti contro neri hanno riportato a galla la questione sicurezza. Una questione che Trump e i suoi strateghi hanno deciso di cavalcare all’insegna del motto “legge e ordine”, slogan nixoniano abilmente riciclato per presentare The Donald come l’unico in grado di riportare la calma negli Usa. Una pesante ipoteca grava dunque sulle chance dello sfidante Joe Biden, che gli avversari si stanno sforzando di dipingere come debole di fronte al crimine e dunque incapace di soddisfare la voglia di normalità del popolo americano. Naturalmente non è vero, tanto che la vice di Biden, Kamala Harris, vanta un passato come Procuratore generale della California che le costò molta popolarità a causa della linea dura sposata dalla procuratrice Harris contro i criminali. Ma in un mondo in cui la politica viene surclassata dalla comunicazione, anche il pedigree legalitario del ticket Biden-Harris rischia di venire risucchiato nel polverone della martellante propaganda che i Repubblicani stanno mettendo in campo. Propaganda con cui i seguaci di Trump stanno tentando di convincere gli elettori di un’altra dote del loro candidato che ne renderebbe inesorabile l’elezione: l’economia. In quattro anni di amministrazione, il team Trump ha messo in campo delle riforme che hanno fatto oggettivamente lievitare la crescita economica Usa. Viceversa, almeno secondo la versione trumpiana, i Dem si accingerebbero a compiere una sorta di rivoluzione socialista dove ad esempio la sanità sia gratis per tutti. Quello che però per molti americani può apparire un incubo – un governo simile a quelli europei – per altri, terrorizzati dal Covid-19, potrebbe trasformarsi in una panacea. La gestione della pandemia può infatti trasformarsi nel tema centrale della campagna elettorale, da ridursi nella scelta tra due approcci nettamente distinti. Se infatti dalla parte repubblicana non sono mancati momenti di minimizzazione della gravità del Covid-19, tanto che i governatori di quel partito in coro col presidente hanno chiesto la fine dei lockdown che mentre preservavano la salute dei cittadini affossavano l’economia, i Dem si sono distinti da subito come il partito che ha preso sul serio la malattia, hanno chiesto i provvedimenti più draconiani per arrestarla e – a differenza dei trumpiani – sono pronti con Biden a richiudere il paese qualora il Coronavirus dovesse conoscere nuove ondate. Di questa elezione dunque tutto può dirsi tranne una cosa: che agli americani è ormai impossibile non cogliere le differenze tra i due candidati, e senz’altro voteranno di conseguenza.

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