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Negazionisti e no-vax: un pericolo per tutti

Pubblicato il 21/11/2020 - Il Piccolo, Messaggero Veneto

Le conseguenze della pandemia sulla società, l’economia e la cultura sono tali che tutti ovviamente aspettiamo il momento in cui questo incubo sarà alle nostre spalle. Allo stato attuale, tuttavia, i dati epidemiologici non sono rassicuranti, tanto da costringere il governo ad imporre ai territori misure drastiche di contenimento. Sebbene quello dei virologi sia un coro tutt’altro che unanime, sembra acclarato ormai che dovremo convivere con il Coronavirus per buona parte del 2021 e che il punto di svolta arriverà solo quando saranno messi a disposizione i fatidici vaccini. Sappiamo che la Commissione europea ha già concordato con una serie di case farmaceutiche l’acquisto di un congruo numero di dosi da distribuire agli Stati membri: come ha scritto su Twitter la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, “finora ci siamo assicurati 1,2 miliardi di dosi di potenziali vaccini. Ci impegniamo a garantire l’accesso a vaccini sicuri, efficaci e convenienti”. Le prese di posizione della politica assecondano gli sviluppi della ricerca farmaceutica; negli ultimi giorni infatti si sono succeduti a breve distanza gli annunci di due case farmaceutiche, Pfizer e Moderna, che avrebbero concluso la fase sperimentale da cui emerge che i loro candidati vaccini sono sicuri con percentuali superiori al 90%. Ciononostante, un sondaggio Ipsos realizzato pochi giorni fa per la trasmissione “Di martedì” ci mette di fronte a un dato sconcertante: solo il 37% del campione intervistato, alla domanda su cosa farà se verrà messo a disposizione il vaccino anticovid nel 2021 ha risposto che “lo farà certamente appena possibile”; un’altra quota significativa di italiani, pari al 42%, dichiara che “aspetterà per capirne l’efficacia”, mentre oltre il 5% non sa rispondere. Chiude il quadro il 16% che dichiara di non essere intenzionato a vaccinarsi. Queste non sono le uniche rilevazioni a destare preoccupazione. Un altro sondaggio commissionato a Ipsos dal World Economic Forum su 20 mila cittadini di 27 Paesi ha accertato che il 26% non si fida dei vaccini. Ma la ricerca più preoccupante è quella realizzata da EngageMinds Hub dell’Università Cattolica di Milano tra agosto e ottobre, stando alla quale l’11% degli intervistati si dichiarava assolutamente contrario ai vaccini, il 28% era dubbioso e il 9% riteneva poco probabile la sua adesione. Esiste dunque uno zoccolo duro di opinione pubblica no vax o indecisa che potrebbe mettere a rischio il raggiungimento della ben nota immunità di gregge, stimata attorno al 70%. È probabile che questo diffuso atteggiamento di sfiducia tenderà ad attenuarsi una volta che i vaccini saranno arrivati, ci saranno state le prime somministrazioni e l‘informazione istituzionale avrà sensibilizzato l’opinione pubblica sull’utilità dell’operazione. Ciononostante, in un Paese dove abbondano fake news e verità alternative, dobbiamo attenderci che una fetta non insignificante della comunità si rifiuti di aderire alla campagna compromettendone l’efficacia. Per contrastare questa insidia, occorre che le istituzioni, a tutti i livelli di governo, affrontino compatte questa sfida. Non possiamo permetterci di perdere la battaglia finale per colpa di un manipolo di negazionisti e dietrologi.

 

CoronavirusIl PiccoloMessaggero Veneto
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