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Zona arancione. La via stretta tra lotta al Covid e socialità a rischio

Pubblicato il 15/11/2020 - Il Piccolo, Messaggero Veneto

Possiamo immaginare l’irritazione di Massimiliano Fedriga che, dopo aver a lungo caldeggiato misure soft per affrontare questa seconda ondata di pandemia, si trova costretto a far digerire alla comunità regionale una nuova stretta. È paradossale infatti che le nuove disposizioni nazionali entrino in vigore poco dopo che lo stesso Fedriga, di concerto con i governatori del Veneto e dell’Emilia Romagna, aveva predisposto un’ordinanza regionale che si muoveva con lo stesso spirito del DPCM ma risparmiando ai cittadini nuove limitazioni. Il Friuli Venezia Giulia si trova adesso sotto un lockdown non spinto agli estremi ma che inciderà comunque pesantemente sulle libertà dei cittadini. Certo, l’obiettivo delle nuove misure è di impedire che anche in regione le curve del contagio superino il livello di guardia mettendo sotto pressione il sistema sanitario e le strutture ospedaliere. Ma il sacrificio chiesto ai cittadini è oggettivamente pesante. La chiusura totale di tutta una serie di esercizi commerciali e il divieto imposto alla mobilità tra comuni riportano alla memoria il primo lockdown, che abbiamo sperimentato in primavera e che ha lasciato un segno indelebile nella popolazione. Si comprende certo la necessità di contrastare la tendenza agli assembramenti e alla movida, che sono tra i principali facilitatori della circolazione del virus, ma la serrata dei locali, di bar e ristoranti in particolare, ha come contraccolpo quello di eliminare alla radice le possibilità di socializzazione colpendo in particolare quanti non hanno alternative per l’aggregazione. La lotta al Covid deve essere senza quartiere, come raccomandano il Comitato Tecnico Scientifico e lo stesso Ministro della salute Speranza; ci chiediamo tuttavia se sia possibile trovare forme di convivenza tra i necessari sforzi per il contrasto al virus e le esigenze minime che una comunità avverte di sviluppare contatti e relazioni tali da non mortificare gli individui. In questo senso riteniamo che le misure adottate nei precedenti provvedimenti per regolare gli orari e le modalità di apertura di bar e ristoranti fossero più che sufficienti come deterrente ai comportamenti non conformi all’emergenza in atto. Bisogna dunque fare i conti da un lato con il fatto di essere entrati in zona arancione, dall’altro con la necessità di non impoverire il tessuto sociale e mettere in difficoltà in particolare le persone sole. Pur confidando nella resilienza della comunità regionale, non si può ignorare che sono a rischio delicati equilibri sociali e di tenuta psicologica né possiamo trascurare il potenziale impatto negativo di un così drastico distanziamento sociale sulle relazioni interpersonali. L’auspicio è dunque che il nuovo regime sia transitorio e venga quanto prima archiviato grazie anche al mitigamento dei numeri della pandemia nel nostro territorio. La battaglia contro il coronavirus deve continuare all’insegna della massima fermezza ma ricordando che si combatte all’interno di un organismo sociale complesso i cui bisogni non possono essere messi da parte a lungo.

CoronavirusFriuli Venezia GiuliaGoverno italianoIl PiccoloMessaggero Veneto
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