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Biden in linea con l’Europa. Cina e Russia i veri nodi

Pubblicato il 22/02/2021 - Il Piccolo

Alla sua prima uscita virtuale davanti a una platea internazionale al G7 e alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco Joe Biden ha illustrato ai suoi alleati la nuova linea degli Stati Uniti in politica estera. Una linea scandita da due slogan programmatici: “l’America è tornata”, “l’Alleanza Atlantica è tornata”. Con queste semplici parole Biden traccia il solco tra l’amministrazione guidata dal suo predecessore, mai espressamente nominato, e la sua. È noto infatti che con Donald Trump gli Usa avevano ripiegato su un inedito isolazionismo all’insegna dell’America first, mortificando le alleanze tradizionali come quella transatlantica. Biden ora promette di prestare la massima attenzione alla voce e al peso degli alleati e ne ha già dato una concreta dimostrazione chiedendo il loro intervento per riallacciare i rapporti con l’Iran. L’abbandono da parte di Trump dell’accordo nucleare con la Repubblica islamica fu una delle cause di maggiore attrito tra Washington e le capitali europee che ora ritrovano in Biden un’utile sponda per convincere Teheran a non disdire a sua volta gli impegni presi con l’intesa del 2015. Agli Europei Biden ha tuttavia chiesto di mantenere una linea di fermezza con la Russia e soprattutto con la Cina mettendo tutti in guardia sulla competizione strategica che attende l’Occidente nei confronti della superpotenza cinese. Ma è proprio qui che Biden incontrerà i maggiori ostacoli, come confermatogli direttamente dalla cancelliera Merkel. Esistono infatti vistose divergenze tra l’approccio europeo a Russia e Cina e quello americano, decisamente meno aperturista. L’Ue infatti ha rigettato l’iniziale proposta del neoeletto Biden di collaborare con la nuova amministrazione sul dossier cinese firmando invece a dicembre con grande irritazione di Washington un accordo globale sugli investimenti con la Cina. Quanto alla Russia, è ancora aperto il contenzioso tra gli Usa e la Germania sul Nord-Stream 2, il gasdotto di Gazprom che dovrebbe portare il gas russo in territorio tedesco ma è che è fortemente osteggiato dagli americani. Maggiore sintonia si è registrata invece sul fronte della difesa comune, con la Nato finalmente riabilitata dopo gli anni del dileggio da parte di Trump. Anche qui tuttavia c’è da mettere agli atti il parziale smarcamento della Francia di Macron, che ha di nuovo calcato il tasto dell’autonomia strategica dell’Europa. L’intesa è stata piena invece sulle questioni del clima: i due eventi hanno coinciso infatti con il reingresso formale degli Usa nell’accordo di Parigi. E qui si aprono spazi per la diplomazia italiana che avrà modo di seguire in tandem con gli Usa il dossier ambientale capitalizzando la presidenza del G20. L’inquilino della Casa Bianca ha infine colto l’occasione per lanciare un segnale forte sulla democrazia da preservare come valore irrinunciabile, marcando così le distanze dal suo predecessore, noto per gli ottimi rapporti con autocrati e dittatori. “La democrazia”, ha scandito, “deve prevalere. Non è una reliquia della storia”. Se queste parole preludono all’istituzione di un’alleanza globale delle democrazie, auspicata da Biden, si vedrà nel tempo.

 

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