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Commissione Segre: la voragine degli astenuti

Pubblicato il 11/11/2019 - Il Piccolo

Per quanto possa apparire commendevole frutto di sensibilità istituzionale, la visita del senatore Matteo Salvini nella casa milanese della collega Liliana Segre risulta, tanto nella tempistica quanto nelle modalità scelte per reclamizzarla, una pezza quasi peggiore del buco. Tale pezza, anzitutto, arriva tardi – quando tutti i media mondiali stavano già mettendo il dito sulla piaga della scorta armata assegnata ad una delle ultime sopravvissute alla Shoah – ed oltretutto accompagnata dalle sconcertanti parole con cui l’ex ministro dell’Interno ha messo sullo stesso piano le minacce di cui è oggetto lui stesso e quelle di cui è destinataria la senatrice a vita.

Quella scelta eloquente

Ma al di là della natura discutibile di tali affermazioni, il problema è ovviamente il buco, anzi, la voragine scoperchiata dall’astensione del partito di Salvini, in compagnia dei cugini sovranisti di Giorgia Meloni e delle residue schiere dei seguaci di Berlusconi, nel voto con cui il Parlamento la settimana scorsa ha dato vita ad una commissione contro l’antisemitismo e i discorsi d’odio che sarà presieduta dalla stessa Segre. Una scelta eloquente, che non ha solo l’effetto immediato di trasformare l’omaggio di Salvini alla collega in una parodia del galateo istituzionale e in un atto di solidarietà puramente strumentale. Con quel voto, il Carroccio e i suoi sodali di destra, tragicamente affiancati da una formazione politica come Forza Italia già nata per incarnare gli ideali liberali, hanno sancito la loro preferenza per un dibattito pubblico senza argini alle espressioni del fanatismo, dell’odio e della xenofobia che lo inquinano rendendolo contundente e fianco ospitale nei confronti delle schiere di haters che pullulano nel web.

Il segnale del degrado

Che tre forze politiche che in Parlamento pretendono di rappresentare mezzo popolo italiano dicano no a qualsiasi misura di contenimento del dilagare nelle praterie virtuali di una violenza verbale che ben sappiamo essere l’anticamera di comportamenti corrispondenti è il segnale più preoccupante del degrado cui è sottoposta la democrazia italiana nell’era dei social e dei leoni da tastiera.

Brodo di coltura

Non c’è, d’altronde, nulla di cui stupirsi, considerato che i miasmi che si vorrebbero combattere fanno parte del medesimo brodo di coltura in cui prende forma la martellante propaganda di Lega e Fratelli d’Italia. Di due partiti che, per fare un esempio, vanno a braccetto quando si tratta di additare all’opinione pubblica il finanziere ebreo di origine ungherese George Soros come gran burattinaio di un complotto (ebraico) architettato per inondare di migranti l’Europa. O che non si fanno scrupoli nel fare di stranieri, musulmani e rom lo spauracchio di un popolo italiano esortato, se non a nutrire odio nei confronti di tali categorie sociali, a considerarle subumane e indegne dei diritti di cittadinanza.

Scelte di coerenza

È per questo che la scelta di voto di Lega e Fratelli d’Italia appare tutto sommato coerente, a differenza di quella di Forza Italia che dimostra con ciò di aver perso definitivamente la bussola.

Governo italianoIl PiccoloRomaSalvini Matteo
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