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Convergenze a Washington

Pubblicato il 19/04/2025 - Messaggero Veneto

Parlando nel gergo del Vaticano, non è stata una fumata né nera né bianca. Ma l’atteso incontro di giovedì scorso a Washington tra Donald Trump e Giorgia Meloni, il primo di un leader europeo dopo lo tsunami dell’annuncio Usa dei dazi del 2 aprile, si è concluso con una serie di risultati interlocutori che fanno intravvedere una almeno parziale apertura. Come molti si attendevano, quello tra il tycoon e la nostra premier è stato un abbraccio sincero, ben testimoniato dalle parole con cui il capo della Casa Bianca ha descritto la sua interlocutrice ai reporter che hanno assistito al meeting. “È davvero una persona speciale, un onore poterla incontrare (…). Meloni mi piace molto, siamo orgogliosi di lei. Ha grande talento. È una dei veri leader a livello mondiale”. Non ha esitato poi a definirla “un’amica” grazie alla quale l’Italia potrà essere “il migliore alleato degli Stati Uniti”. Dal canto suo, Meloni ha rivendicato “un confronto leale e costruttivo” con il magnate. “Non sono venuta qui per trattare a nome dell’Europa”, ha chiarito la premier ricordando di non aver ricevuto solo un generico mandato in tal senso. “Il mio scopo”, ha aggiunto ricalcando il famoso slogan trumpiano, “è quello di rendere l’Occidente nuovamente grande, e insieme possiamo farlo”. “Possiamo trovare un terreno d’intesa”, ha fiduciosamente affermato Meloni, precisando che “sono sicura che si possa raggiungere un accordo”. Parole, queste ultime, che hanno trovato immediato riscontro quando Trump ha sottolineato che “sono sicuro che faremo un accordo commerciale equo con l’Ue”. Una dichiarazione importante perché è stata la prima volta che l’inquilino della Casa Bianca ha pubblicamente espresso fiducia nei negoziati commerciali con quell’Europa che lui stesso, anche nelle ultime settimane, ha bollato come un attore che deruba gli Usa. Trump, in ogni caso, ha chiarito di non avere “fretta” nel raggiungere un’intesa perché i dazi “stanno arricchendo” l’America. Ha tuttavia accettato l’invito a ricambiare la visita con un viaggio a Roma “in un futuro prossimo” e che considererà se in quell’occasione vorrà “incontrare anche l’Europa”. Si intravvede dunque all’orizzonte un possibile accordo che però dovrà necessariamente essere esteso anche agli altri dossier prioritari per gli Usa. Da questo punto di vista, Meloni si è impegnata personalmente a far aumentare le spese che l’Italia, così come l’intero Vecchio continente, destina alla Difesa, annunciando che al prossimo vertice Nato “l’Italia arriverà al 2%”. Un altro passo fatto da Meloni in direzione del suo collega è stata la promessa di far acquistare dai 27, ai fini del riequilibrio della bilancia commerciale, più gas naturale liquido dagli Usa: musica nelle orecchie di un leader entusiasta di guidare una nazione che possiede enormi riserve di combustibili fossili e che, da buon negazionista climatico, intende sfruttare al massimo. L’incontro si è chiuso con ulteriori convergenze, molto gradite a Trump, come l’impegno italiano a far investire in America le grandi aziende italiane con10 miliardi di dollari, con la promessa di lavorare in tandem “per le missioni su Marte” e la volontà di sviluppare insieme agli Usa il settore nucleare.

Marco Orioles

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