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Crisi di governo: un triplice psicodramma dall’esito imprevedibile

Pubblicato il 13/08/2019 - Il Piccolo, Messaggero Veneto

Anche prima che nel weekend esorcizzasse lo spettro di un “accrocchio tra persone che si sono dette tutto quello che si sono dette in questi mesi”, Matteo Salvini aveva ben chiaro con cosa si sarebbe dovuto misurare quel suo colpo di mano con cui, poche ore prima, aveva sfiduciato il suo premier e chiesto elezioni anticipate e “pieni poteri” per sé. Tutto è, il capo del Carroccio, fuorché uno sprovveduto incapace di prevedere il destino che la palude politica e parlamentare riserva alle ambizioni di chi mira ad incoronarsi – e con quel pedigree – come il nuovo uomo solo al comando.

La via maestra del senatore semplice

Sono bastate poche ore perché i primi schizzi di quella palude si sollevassero dalle colonne del Corriere della Sera, dove il senatore semplice del collegio di Firenze Matteo Renzi ha indicato la via maestra per sabotare i disegni del leader leghista: una santa alleanza con cui scongiurare l’immediato ritorno alle urne portando a Palazzo Chigi una fantomatica squadra chiamata a gestire anzitutto il varo della Finanziaria e disinnescare la mina dell’aumento automatico dell’Iva che l’incerto scenario post-elettorale lasciava in bilico. Evocata anche dal parallelo appello di Beppe Grillo ad unirsi contro i “barbari”, una simile operazione richiede però il più traumatico dei travagli: la nascita di una nuova maggioranza tra uomini e partiti tutt’altro che in sintonia. Che vanta però un precedente: il formato “Ursula” che un mese fa a Strasburgo – con i voti di Pd, M5S e FI – ha contribuito a incoronare a capo della Commissione Ue un candidato gradito a Europopolari ed Eurosocialisti ma inviso ai sovranisti di Salvini. L’elezione di Ursula von Der Leyen apparirebbe, sotto questa luce, come il battesimo di una formula chiamata ora a trasferirsi dalle stanze comunitarie a quelle dei Palazzi romani. E l’ira con cui il Capitano leghista fulminò allora l’inciucio europeo, incitando la cavalleria social a sferrare l’attacco ai voltagabbana pentastellati saltati sul carro trasformista del Renzusconi, rappresenta allora un assaggio dei veleni e delle pozioni magiche che scorreranno copiosamente, tra le Camere e i flussi della propaganda, durante questa crisi sotto l’ombrellone. Quando si saranno consumati i frenetici contatti tra leader e peones e definiti i prossimi passaggi parlamentari, capiremo meglio in che direzione sia avviato un Paese strattonato tra la tentazione di Salvini di capitalizzare alle urne i consensi ottenuti in quattordici mesi di campagna elettorale condotta dal Viminale e il tentativo dei suoi avversari di fare fronte comune per offrire un’alternativa che possa anche bloccare la temuta deriva autoritaria.

Il triplice psicodramma

Ma se il pallottoliere dice che la seconda ipotesi ha sulla carta i numeri in Parlamento, gli osservatori della politica politicante invitano a guardare all’esito imprevedibile del triplice psicodramma in corso in casa dei Dem, dei pentastellati, e dei seguaci residui di Berlusconi. Senza considerare che un accrocchio senza costrutto, inteso come puro espediente tattico escogitato al solo scopo di estromettere Salvini, ben poco giovamento porterebbe ai cittadini che si volevano salvare dal Male.

Marco Orioles

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