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Dietro lo scontro tra Usa e Vaticano

Pubblicato il 02/10/2020 - Messaggero Veneto, Il Piccolo

I clamorosi incidenti diplomatici di questi giorni tra il Vaticano e l’amministrazione Trump non possono essere compresi prescindendo dal contesto geopolitico attuale.

Non ci sono dubbi sul fatto che la parabola della Casa Bianca trumpiana abbia coinciso con un’offensiva a tutto campo contro la Cina. A un anno dal suo insediamento, Donald Trump ha messo in moto il primo atto di una campagna che nel tempo si rivelerà feroce: i dazi elevati su centinaia di miliardi di importazioni dalla Cina.

Al primo passo della guerra commerciale è seguita una rude offensiva volta a limitare il potere dei colossi hi-tech cinesi, le cui posizioni dominanti in varie aree del mondo sono ritenute un privilegio inaccettabile perché frutto non di una normale dinamica di mercato ma di generosi sussidi statali, in quella che è solo una delle distorsioni del mercato generate dal modello economico di Pechino che Washington ritiene inaccettabile.

A questa prima causa ne è seguita presto un’altra che si sta rivelando decisiva per le sorti della nascente rete mobile di quinta generazione in tutto il mondo: l’accusa che un eventuale dominio cinese nel 5G, dove i colossi di Pechino vantano un primato rispetto ai vendor rivali dell’Occidente e che per questo appaiono favoriti nel mercato, equivalga a consegnare al Partito Comunista cinese e ai suoi torvi apparati di sorveglianza il bene più prezioso che abbiamo: i nostri dati personali.

Da ultimo, la crociata della Casa Bianca si sta appuntando su quello che si ritiene essere il carattere più indesiderabile del regime di Pechino: il suo spregio per i diritti umani. Come Pompeo ha tenuto a precisare nel seminario sulla libertà religiosa tenutosi mercoledì nell’ambasciata Usa in Vaticano, molteplici e convergenti sono le inchieste che documentano le persecuzioni contro tutte le minoranze etniche e religiose cinesi. Lasciano interdetti in particolare i resoconti sulla repressione compiuta nei confronti dell’intera etnia uigura di fede islamica residente nella provincia occidentale dello Xinjiang, dove tra uno e tre milioni di uiguri sono internati in campi di rieducazione ove le autorità si adoperano ad instillare la fede nei valori del Partito Comunista operando nel contempo il più violento sradicamento culturale e religioso di quei disgraziati.

Da ultimo, è esplosa la situazione di Hong Kong, dove Pechino è appena intervenuta con la scure di una brutale legge sulla sicurezza per estinguere le aspirazioni democratiche insieme ai bollori dei giovani che per anni hanno tenuta alta la bandiera della libertà.

Per tutti questi motivi, l’ultima cosa che la Casa Bianca poteva accettare era che la massima autorità morale del mondo rinnovasse l’accordo fatto due anni fa con Pechino, che agli occhi di Washington appare un inaccettabile segnale di appeasement nei confronti di un regime totalitario oltre che un atto che lede – Pompeo dixit – l’autorità morale del Sacro Soglio. Per tutti questi motivi, la cancellazione dell’incontro programmato tra Pompeo e Bergoglio appare un atto inesorabile, figlio di un contrasto insanabile su come gestire la prepotente ascesa del Dragone.

Peccato che la diplomazia vaticana proseguirà ad oltranza, mentre la battaglia campale di Trump e del suo Segretario di Stato potrebbe essere già conclusa alla fine dell’anno.

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