Con l’ingresso della luna nuova lo scorso venerdì è scattato per i musulmani di tutto il mondo e dunque anche per le migliaia di fedeli che vivono a Udine il mese di Ramadan. Un mese definito sacro per tradizione coranica perché, come spiega Khalid Rhazzali, docente di Sociologia dell’Islam all’Università di Padova, nel Corano è Maometto a fare riferimento a questo periodo dell’anno come al momento in cui Allah avrebbe rivelato al profeta lo stesso libro. “Pronunciato erroneamente Ramadam dalla maggior parte degli italiani”, osserva il docente, “il Ramadan secondo il calendario lunare islamico è il nono mese dell’anno ed è quello in cui Allah prescrive l’astinenza totale dal cibo, dal bere e dalle attività sessuali dall’alba al tramonto”. Questo notevole sforzo collettivo vale non solo come atto di purificazione, ma come segno della completa sottomissione alla volontà divina, ed è dunque una fondamentale prova della propria fede oltre che un importante tradizione della religione islamica osservata anche da chi nutre un rapporto più tenue con gli altri precetti dell’Islam. Ma, come nota Fatima Tizbit, portavoce del Centro “Misericordia e Solidarietà” aperto dal 2014 nella città di Udine dove è il luogo di culto islamico più grande dei tre presenti entro il suo perimetro, “il Ramadan è anche un momento di unione e comunione, durante il quale sforzarsi di sentire l’altro e comprenderne i bisogni. La pratica del digiuno favorisce inoltre – continua Tizbit – la messa in stand by della freneticità della vita quotidiana, propiziando così riflessioni costruttive in materia di fede e di rapporto con il prossimo”. I 29 o 30 giorni, a seconda dell’anno, del Ramadan costituiscono inoltre altrettante occasioni di gioia e concordia comunitaria simboleggiati dai cosiddetti Iftar, i pasti con cui dopo il tramonto si pone termine (“rompe”) al digiuno e si condivide tutti insieme un pasto più ricco del solito. Il Centro “Misericordia e Solidarietà” è bene attrezzato e può sfornare decine di pasti caldi ogni sera per i frequentatori della moschea tra cui numerosi si contano i richiedenti asilo. La moschea di Borgo Stazione, quella a gestione bengalese dei “Pacifici di Udine” sita in via della Rosta e che è da tempo la più frequentata della città, non ha invece le stesse possibilità e mette a disposizione per gli Iftar cibi freddi come i leggendari datteri, frutta fresca e secca, latte e altre bevande. Quando ci siamo recati sabato per partecipare all’Iftar, l’imam Fahim ha insistito perché ci unissimo a loro senza farci andare via prima di averci colmati in segno di amicizia di doni come confezioni di datteri, altre vivande e bevande.
Marco Orioles