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Il sociologo Orioles sugli attentati di Parigi: «Ci vogliono in ginocchio»

Pubblicato il 14/11/2015 -

«Questo episodio è la conferma che il terrorismo ormai è autoctono e che l’Europa è coinvolta in una guerra dichiarata da altri, il cui intento è umiliarci e farci desistere dalle azioni di contrasto al Califfato».

UDINE – L’attacco terroristico di Parigi segna un punto di svolta nella guerra tra fondamentalismo islamico e Occidente. Soprattutto per le modalità con cui sono stati scelti gli obiettivi: luoghi di aggregazione qualunque, non simboli strategici o religiosi, come  stadi, locali pubblici, teatri. «Una tragedia immane – commenta a caldo il sociologo udinese Marco Orioles, profondo conoscitore dell’islam e delle sue dinamiche –. Hanno colpito il cuore della movida di Parigi, ci vogliono in ginocchio. Questo episodio è la conferma che il terrorismo ormai è autoctono e che l’Europa è coinvolta in una guerra dichiarata da altri, il cui intento è umiliarci e farci desistere dalle azioni di contrasto al Califfato».

Orioles evidenzia come Parigi non sia stata scelta a caso: «La Francia rappresenta una delle principali avversarie del jihadismo, per le azioni militari in Siria e per quelle compiute in altri Paesi islamici, oltre che per le leggi adottate, come quella che vieta l’utilizzo del velo integrale. La cosa che spaventa di più – evidenzia – è che questa guerra sarà condotta anche nel nostro territorio, in Europa, perché il progetto jihadista coinvolge migliaia di cittadini europei di fede islamica. Sono 6 mila gli occidentali europei che hanno sposato la causa jihadista e alcuni di loro sono già tornati a casa. Proprio i reduci sono la minaccia più grande per il nostro territorio». In questo senso, la guerra è anomala perché gli schieramenti sono incrociati: non c’è un popolo contro un altro popolo, un territorio contro un altro territorio.

Ora ci si attende una presa di distanza netta da parte delle comunità islamiche che vivono in Italia e anche in Friuli. «In passato delle manifestazioni ci sono state, anche a Udine. Ora però – chiude Orioles – serve qualcosa di più incisivo, che vada al di là dell’evento di piazza. Come dice Carlo Panella il jihadismo è uno scisma dell’Islam, un cancro che si sta irradiando nelle comunità islamiche. Fermare questo contagio è responsabilità delle singole comunità musulmane. Da parte nostra siamo pronti a dare loro una mano in questo processo».

Alessandro Cesare

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