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La Resistenza vista dagli studenti. “Valori preziosi, ma poco sentiti”

Pubblicato il 23/04/2025 - Messaggero Veneto

25 aprile 1945 – 25 aprile 2025. È un anniversario tondo quello che ci porterà venerdì a celebrare la vittoria nella lotta di liberazione ottenuta anche grazie al sacrificio dei partigiani. Si tratta dunque dell’occasione giusta per riflettere, oltre che sul significato di quei fatti storici, sull’attualità dei valori che trionfarono allora, sondando ciò che ne pensano le giovani generazioni. È quello che abbiamo fatto presentandoci all’Università di Udine dove abbiamo intervistato una decina di studenti friulani. Hanno le idee chiare questi giovani sui partigiani, che Gabriel Pino, ventiduenne di Raveo iscritto a Filosofia e Trasformazione digitale, non esita a definire “eroi della seconda guerra mondiale a cui dobbiamo la liberazione dal nazifascismo”. Per Erik Bonanni, ventenne udinese frequentante Lingue e letterature straniere, la Resistenza fu “un nobile slancio civile del popolo italiano”, che, proprio come fece un suo parente, “partecipò al movimento anche proteggendo i partigiani e mettendo a loro disposizione casa e cibo”. “Penso che le azioni dei partigiani – ci dice Mary Di Doi diciannovenne di S. Daniele del Friuli, Corso di laurea in Lettere – “costituiscano un evento eccezionale nella storia di un popolo come il nostro, non abituato a combattere per i propri ideali”. Il ventenne tolmezzino Jacopo Adami, Corso in Scienze e tecniche del turismo culturale, sottolinea come tra i protagonisti della Resistenza si trovassero “molti esponenti delle classi sociali più umili” e istituisce un suggestivo “parallelo con la rivolta della plebe dell’epoca romana e con la Rivoluzione francese”. Per questo Maria Mizdrak, ventenne di Buja, corso di Mediazione culturale, la scelta dei partigiani di combattere in armi il nemico deve essere definita “non solo coraggiosa ma soprattutto altruista in quanto il loro pensiero andava al destino delle future generazioni. Per loro era importante che il mondo in cui sarebbero cresciuti i loro figli fosse molto diverso”. Assodata tale unanimità di giudizio, il pensiero di questi giovani si fa preoccupato quando si chiede loro di esprimersi sull’attualità di tali valori. “Nel mio caso in verità – spiega Gabriele Dreossi ventunenne di Fagagna iscritto a Scienze e tecniche del turismo culturale – avverto molto l’importanza di quei valori perché mi sento molto attaccato al concetto di patria”. Ma per Asia Lipovscek, ventenne di Artegna, che frequenta Lingue e letterature straniere, “alla maggior parte dei giovani questi temi interessano assai poco, preferiscono restare in disparte, e non concepiscono l’idea che si possano imbracciare le armi per difendere la democrazia”. Come rileva Ramona Primosig, diciannovenne di San Leonardo iscritta a Beni culturali, è in un certo senso “inevitabile che i valori della Resistenza si siano affievoliti in quanto affiorarono in un tempo speciale quale quello della guerra mentre oggi, almeno qui, abbiamo la fortuna di vivere in un contesto più sereno”. Idea condivisa da Alessandro Negro, ventitreenne di Pordenone iscritto a Scienze e tecniche del turismo culturale, per il quale “la memoria dei principi che hanno condotto alla nascita di una repubblica democratica si è ormai sbiadita”. I motivi ce li chiarisce ancora Mary Di Doi, per la quale “molti dei valori che trionfarono nel 1945 non trovano quasi più riscontro nell’Italia di oggi e in particolare nel mondo politico, dove non mancano azioni che poco hanno a che fare o anzi contraddicono l’antifascismo”. Concorda Jacopo Adami, per il quale, “a giudicare dal dibattito contemporaneo e in particolare dai messaggi che arrivano dal mondo dell’informazione, quei valori hanno perso molta della loro attualità”. È pessimista anche Gabriel Pino, a detta del quale “la gente non percepisce la minaccia rappresentata dal riemergere delle ombre del passato. Non si colgono cioè i segnali di un crescente autoritarismo”. Memoria condivisa dunque, ma anche inquietudine per lo scemare della sensibilità nei confronti di quella gloriosa esperienza.

Marco Orioles

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