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L’Europa si credeva immune dall’estremismo

Pubblicato il 21/02/2015 - Il Gazzettino

L’Europa che si credeva ormai immune dall’estremismo nel 2015 si è svegliata con gli attentati di Parigi e l’Isis a sud di Roma. «L’Occidente ha voltato le spalle a popoli con cui ha sempre avuto relazioni anche molto strette, ma è altrettanto vero che è soprattutto l’Islam contemporaneo ad avere un problema: non riesce a dominare la violenza che si produce al suo interno»: parola di Khaled Fouad Allam, sociologo che nel libro «Il jihadista della porta accanto» ha esaminato un modello che fa proseliti. Quello del cavaliere nero che al grido di «la nostra sciabola è il Corano, il martirio il nostro desiderio» riecheggia i mantra della tradizione della Fratellanza Islamica «ed è capace di sedurre perché colma un vuoto culturale che in Europa l’integrazione non è riuscita a colmare». A cadere nella rete di un «nuovo nazismo che mescola Islam e politica» come quello del Califfato sono soprattutto le seconde generazioni, spiega Allam nell’incontro «Islam tra scontro e integrazione» organizzato all’Ambassador dal Circolo NovaCivitas. «A loro la guerra regala uno status che nella nostra società non hanno: quello dei perfetti difensori della fede».

Il sociologo udinese Marco Orioles, che le seconde generazioni le ha studiate nel suo nuovo «E dei figli che ne facciamo?», conferma: «Nel 2004 Theo Van Gogh venne ucciso da un giovane olandese di origine marocchina apparentemente integrato. Da allora non è cambiato nulla: ma già dal 1989, dalla fatwa di Khomeini contro Salman Rushdie, il problema è sempre lo stesso, la libertà d’espressione». Un valore per l’Occidente, un «buco nero» per l’Islam che già non accetta la rappresentazione umana e divina (aniconismo), figurarsi le vignette satiriche. Bouraoui Slatni, portavoce della Comunità islamica di via San Rocco a Udine, punta però il dito contro le contraddizioni della politica estera occidentale: «Andate a spiegare agli iracheni in cosa consiste quella democrazia che gli è costata un milione di morti o agli algerini e agli egiziani, dove gli islamici sono andati al potere per via democratica, come mai il loro voto può essere ribaltato con un colpo di Stato». Nonostante ciò, chiude, «le nostre moschee qui sono e resteranno sempre aperte, sono degli udinesi e nessuno gli impedirà mai di entrare. Anche se – dice – decisioni come la circolare del preside di Cervignano fanno male all’integrazione. Io da padre avrei ritirato le mie figlie da quella scuola. È questione di rispetto». Ma sul velo Allam ribatte: «Dio si ama con il cuore, non con un fazzoletto».

Walter Tomada

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