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L’Europa eviti una guerra commerciale devastante

Pubblicato il 13/06/2025 - Messaggero Veneto

trump-dazi

Dopo una maratona negoziale nella Lancaster House di Londra, Stati Uniti e Cina hanno siglato martedì una tregua commerciale di 90 giorni che riafferma l’intesa parziale raggiunta a Ginevra a maggio. A confrontarsi sono state una delegazione Usa guidata dal segretario al Tesoro Bessent, dal segretario al Commercio Lutnick e dal rappresentante per il Commercio Greer e una cinese capeggiata dal vicepremier He e dal viceministro del Commercio Li. L’intesa era stata preceduta da un lungo colloquio telefonico tra Trump e il suo collega cinese Xi, di cui il primo ha reso conto sulla sua piattaforma Truth nella quale ha scritto che “il nostro accordo con la Cina è stato concluso, soggetto all’approvazione finale del presidente Xi e mia”. L’intesa stabilizza i dazi al livello di Ginevra: gli Usa applicheranno tariffe del 55% sui prodotti cinesi (di cui 10% universali, 20% sul fentanyl e 25% ereditati dal primo mandato di Trump), mentre la Cina ridurrà le sue al 10%. In cambio, Pechino ha accettato di garantire forniture anticipate di quelle terre rare che sono fondamentali per le industrie automobilistica, tecnologica e della difesa. Dal canto loro, gli Usa allenteranno le restrizioni sui visti per gli studenti cinesi e su alcune esportazioni hi-tech, esclusi però i chip più avanzati. Va ricordato come questo accordo sopraggiunga dopo un’escalation drammatica. Nel cosiddetto “Liberation Day”, gli Usa avevano imposto dazi fino al 145% sulle importazioni del Dragone, presentandoli come la risposta necessaria a un inaccettabile deficit commerciale. Pechino aveva reagito con tariffe del 125% e un blocco parziale delle esportazioni di terre rare. La tregua di Ginevra, che aveva ridotto i dazi al 30% per gli Usa e al 10% per la Cina, era collassata a inizio giugno dopo reciproche accuse di violazione dei termini. L’accordo di Londra è dunque un tentativo di stabilizzare un rapporto economico cruciale, anche se entrambe le parti restano guardinghe. L’Europa osserva col fiato sospeso queste evoluzioni essendo anch’essa oggetto di provvedimenti di stampo protezionistico. La Commissione, tramite la sua portavoce, ha definito “una buona notizia per il mondo” l’intesa Usa-Cina. Ma le trattative condotte dal commissario al Commercio Šefčovič con le controparti Lutnick e Greer procedono a rilento, tanto che l’incontro di Parigi della scorsa settimana non ha prodotto svolte mentre non sono previsti bilaterali tra la presidente von der Leyen e Trump al prossimo G7 in Canada. Incombe intanto la data del 9 luglio, quando scadrà la sospensione dei dazi reciproci decisa da Trump dopo il loro precedente innalzamento al livello record del 50%. Per scongiurare lo scenario peggiore, l’Unione propone l’azzeramento dei dazi su settori come auto, acciaio, alluminio, semiconduttori e farmaceutici in cambio di maggiori importazioni di GNL e acquisti di armi e soia. Ma gli Usa insistono su concessioni relative a quelle normative comunitarie e agli aspetti fiscali che Bruxelles considera intoccabili. Per questo l’Ue sta preparando contromisure come dazi su prodotti a stelle e strisce iconici quali le moto Harley Davidson o il whiskey, mentre si dice pronta a varare strumenti come la web tax. L’accordo Usa-Cina offre un modello di potenziale accordo e soprattutto mostra come Trump possa piegarsi alla realpolitik e accettare compromessi. Secondo il Wall Street Journal, i dazi Usa potrebbero stabilizzarsi intorno al 15%, un livello più gestibile rispetto alle minacce iniziali ma pur sempre assai più elevato rispetto all’originario 2,5%. L’Europa è dunque chiamata a bilanciare fermezza e pragmatismo, onde evitare una guerra commerciale devastante per tutti.

Marco Orioles

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