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Pakistani su Instagram contro la violenza. “Rispetto per le donne”

Pubblicato il 26/10/2019 - Messaggero Veneto

La comunità pakistana di Udine si ribella allo stigma caduto su di essa dopo lo stupro commesso da un suo membro ai danni di un’adolescente della nostra città, e sceglie i social per trasmettere ai cittadini del capoluogo friulano, e alle donne in particolare, due messaggi inequivocabili: “I pakistani di Udine contro la violenza”, e “I pakistani di Udine rispettano tutte le donne”. Sono gli slogan scritti sui cartelli imbracciati da decine di richiedenti asilo pakistani che si sono fatti immortalare dentro la caserma Cavarzerani, e nelle strade di Udine, dal loro connazionale Wajid Abbasi, che ha riversato stanotte tutti gli scatti su due profili Instagram e Facebook nuovi di zecca e si sta ora adoperando, con un piccolo aiuto da parte del sociologo Marco Orioles, perché questi messaggi diventino virali in città. “Sono a Udine da aprile”, ci spiega in inglese Wajid, che ha 25 anni e viene da Karachi dove faceva il tecnico della videosorveglianza, “ho fatto anch’io domanda di asilo come tanti miei connazionali ospiti insieme a me della Cavarzerani, e quando ho saputo di quello che era successo a quella ragazza ho sentito il dovere di spiegare a quella sfortunata giovane, e a tutti i cittadini di Udine, che noi prendiamo nettamente le distanze da quel fatto criminale, che noi siamo diversi, che la nostra cultura non è questa e che la nostra religione, l’islam, è totalmente incompatibile con gli abusi sulle donne”. Non legge i nostri giornali, Wajid, ma la notizia di quel brutto episodio gli è giunta lo stesso, così come è arrivata alle orecchie delle decine di pakistani in lista d’attesa per l’agognato colloquio con le commissioni che devono valutarne le domande di asilo. Lo sdegno per quanto accaduto, ma soprattutto la paura che la colpa ricada su un’intera comunità incolpevole e pacifica, è ciò che ha spinto Wajid a imbracciare il suo smartphone e sollecitare una nutrita pattuglia di connazionali ad aderire – mettendoci la faccia – a quella che egli stesso definisce una “social media campaign”.  Una campagna che punta anzitutto su Instagram, il social delle immagini prediletto dai più giovani, perché il messaggio veicolato da quelle immagini raggiunga più facilmente le coetanee della vittima. Ma che non poteva ovviamente trascurare Facebook, spazio dove si concentra la popolazione adulta e quindi anche la polemica politica innescata da quella violenza. “Speriamo”, è il pensiero di Orioles, “che quelle immagini raggiungano gli schermi degli smartphone di chi in questi giorni ha sentito dire che la città è in pericolo a causa dei pakistani. L’iniziativa spontanea di Wajid, e le tante adesioni che ha raccolto, sono la miglior risposta che queste persone potevano offrire per rasserenare una discussione che ha abbondantemente trasceso i limiti. La campagna social dei pakistani di Udine è decisamente una bella notizia per la nostra città”.

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