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Posta la foto di Khaled Asaad decapitato per scuotere le coscienze

Pubblicato il 20/08/2015 - Diario di Udine

Il sociologo udinese Marco Orioles ha scelto il suo profilo Facebook per lanciare un messaggio forte: «Tacere non è più ammissibile».

Ha fatto una scelta forte, di campo. Pubblicare sul suo profilo Facebook la foto del corpo decapitato dell’ex direttore e custode delle rovine romane di Palmira, Khaled Asaad. Nessuna censura, nessun effetto di Photoshop: solo la nuda realtà di un uomo appeso a un palo della luce con la testa posata dinnanzi ai piedi, in una pozza di sangue. Una scelta, quella di Marco Orioles, studioso di Islam ma anche di Isis e di tutto ciò che ruota attorno ai flussi migratori in Friuli Venezia Giulia, sociologo all’Università di Udine, che certamente farà discutere, considerata la crudezza dell’immagine. Ma Orioles è convinto di ciò che ha fatto: una provocazione voluta, pensata per scuotere gli animi degli europei, ormai assuefatti dalla violenza quotidiana dei seguaci del sedicente califfato islamico.

Le motivazioni di Orioles

«Parlate, per carità. Tacere non è più ammissibile. L’indifferenza, lo scrollarsi le spalle in attesa della prossima notizia che faccia cadere nell’oblio la precedente, il rifugiarsi in argomenti pretestuosi o in dotti vaniloqui sono, tutti, atteggiamenti che dimostrano una allarmante ipocrisia – scrive Orioles sul suo profilo Facebook – che, di fatto, sancisce la nostra non volontà di affrontare una violenza spietata che cavalca proprio la nostra insulsaggine. Khaled Asaad, custode della millenaria memoria di Palmira, è morto così anche perché noi siamo avviluppati in un nulla che prima o poi si ritorcerà contro tutti noi».

L’Isis come nemico universale dell’umanità
Esistono due scuole di pensiero in merito alle atrocità compiute dall’Isis: non trasmettere e non condividere immagini o video, evitando così di fare il gioco dei terroristi, che ogni giorno, grazie anche a una precisa strategia comunicativa, arruolano adepti in tutto il mondo, oppure far conoscere e diffondere i documenti di ciò che subiscono le vittime del califfato. «Appartengo a quest’ultima linea di pensiero – afferma Orioles – in quanto la considero l’unico modo per prendere le misure a questo nostro nemico, vera minaccia non solo per il Cristianesimo e per l’Occidente, ma per l’intera umanità. A mio modo di vedere, censurare immagini e video di questo tipo, alla lunga, può essere controproducente». 

Alessandro Cesare

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