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Salvini, le parole come pietre

Pubblicato il 05/02/2018 - Messaggero Veneto

Matteo Salvini è uomo di poche parole, ma che sa usare come pietre. Così ha fatto in occasione delle vicende di Macerata. Un episodio poco edificante, come possono essere tutti i fatti di sangue, ma che il segretario della Lega ha trasformato in un proclama dei suoi, basato sul suo consueto mantra: gli immigrati. Se il suo candidato locale Luca Traini ha sparato a casaccio sugli stranieri, è il teorema di Salvini, è perché è in corso uno “scontro sociale” causato da “un’immigrazione fuori controllo, voluta e finanziata in questi anni”. Le vittime delle pistolettate di Traini, in poche parole, sono i giusti bersagli della vendetta sociale degli italiani. Italiani di cui, si presume, i governi in carica in questi ultimi cinque anni si sono disinteressati per occuparsi invece, a manica larga, dei forestieri. Crisi dell’Africa, sbarchi nel Mediterraneo, rotta balcanica, tratta degli esseri umani: tutti questi fenomeni sono evidentemente troppo complessi per essere racchiusi in uno slogan efficace da scandire in questa campagna elettorale. Meglio prendere un episodio truculento e cercare il capro espiatorio. Le tecniche retoriche di Salvini non sono sopraffine, sono anche ripetitive, ma hanno il pregio di andare giusto al punto. E il punto di Salvini è che l’Italia, lui, la vuole spaccare. Tra chi in questi anni ha palpitato per la sorte dei miserabili arrivati su queste coste in condizioni disperate, e chi vi ha assistito con scetticismo. Tra chi ha operato alacremente, spesso su basi volontarie, per dare una sistemazione dignitosa ai nuovi arrivati e chi ha considerato queste operazioni uno sperpero di denaro pubblico. Tra i seguaci della pastorale di Bergoglio e gli obiettori. Tra gli amministratori che hanno sgomitato per far accettare ai propri Consigli comunali l’apertura di posti di accoglienza e quelli che hanno fatto barricate per impedirlo. L’operazione politica di Salvini non è nuova, è anni che batte su questo tasto, ma ora che le elezioni si avvicinano può essere il caso di tentare di smascherarla. Caro Salvini, lo scontro in Italia lo sta fomentando lei, sfornando appelli xenofobi che trovano facili prede in menti instabili e contagiate da tanta violenza verbale. Se c’è uno scontro in atto, è tra chi come lei ritiene che l’Italia debba trasformarsi in una fortezza inaccessibile che nega l’ingresso a chi non ha gli antenati o il sangue giusti e chi invece pensa al nostro Paese come una terra aperta, libera, dove chiunque – indipendentemente dalle origini – può dare un contributo al benessere collettivo. Fomentare la caccia all’immigrato, e dare vita ad una forma barbara di giustizia personale, è quanto di più deprecabile si possa assistere in un paese civile. Lo sapevamo da tempo che l’immigrazione si sarebbe trasformata in uno dei temi roventi di questa campagna elettorale. Ciò che non ci attendevamo è che il segretario di uno dei più grandi partiti italiani potesse evocarlo così biecamente anche in circostanze che consiglierebbero il silenzio. On.le Salvini, lasci che la giustizia faccia il suo corso e torni ad occuparsi di politica. Che è un esercizio nobile, e non uno sfogo da farsi con gli occhi iniettati di sangue.

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