skip to Main Content

Trump, Facebook-Twitter e i padroni della rete

Pubblicato il 11/01/2021 - Il Piccolo

Pur dettata da eventi senza precedenti che hanno indignato l’America e il mondo, la decisione di Facebook e Twitter di sospendere i profili social di Donald Trump è problematica da più punti di vista. Le due piattaforme hanno giustificato il provvedimento, oltre che con la violazione dei loro standard, con il rischio che il presidente in carica persista nell’usare i suoi account per istigare i propri sostenitori. Una scelta apparentemente comprensibile visti i trascorsi del tycoon nell’arena social. C’è tuttavia un problema, ed è il precedente che si è venuto a creare: di fatto degli imprenditori privati, titolari di piattaforme social, hanno censurato un soggetto istituzionale che per ancora pochi giorni rimarrà in carica inibendogli l’usuale contatto con i suoi 120 milioni di follower. Oggi è toccato a lui, domani chissà? La questione centrale, dunque, non è il comportamento scorretto di Trump, su cui non vi è ragione di dubitare, ma lo strapotere del grande fratello social che si permette di assurgere, per citare ciò che Zuckerberg giurò di non voler diventare mai, “arbitro della verità”. Quel che è accaduto in America non è dunque una cosa di poco conto, perché si è stabilito il principio che nemmeno un capo dello stato è esente dall’intervento discrezionale dei padroni della rete, che si attribuiscono così un ruolo e un potere straordinario di condizionamento nel grande gioco della democrazia. Ciò che colpisce dalle misure assunte dalle piattaforme social nei confronti di Trump è che ad esserne destinatari non sono mai dittatori e autocrati come ad esempio la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei o il presidente usurpatore del Venezuela Nicolás Maduro. C’è poi un’atra questione che rimanda alla stessa evoluzione del ruolo delle piattaforme social: esse ospitano, accanto a miliardi di anonimi utenti, i più vari profili istituzionali quali governi, ministeri, ambasciate, organi sovranazionali, authorities. Sono gli stessi Facebook e Twitter a rendere visibile la natura pubblica di questa tipologia di account con apposite icone. Ciò significa, in breve, che i social sono diventati un fondamentale canale di comunicazione istituzionale, tanto più efficace quanto più vicino ai cittadini. Facebook e Twitter svolgono dunque un vero e proprio servizio pubblico che a questo punto richiederebbe una seria e oculata disciplina con regole uguali per tutti. Finché questa prassi non sarà instaurata, i due colossi del web saranno nelle condizioni di valutare volta per volta singole comunicazioni controverse con un arbitrato insindacabile che assomiglia molto ad un abuso di potere. Il paradosso per Facebook e Twitter è dunque che l’iniziativa isolata e drastica presa nei confronti di Trump ha già riaperto in America e non solo un’accesa discussione che verte sulla necessità di misure antitrust che riducano questo strapotere. Colpendo un presidente ormai fuori controllo, le due piattaforme si sono guadagnate l’apprezzamento di molti, ma il prezzo che potrebbero pagare sarà con ogni probabilità alto.

Il PiccolomediaTrumpTrump Donald J.Usa
Stampa

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.

Back To Top

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.