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Cina: bene gli affari, ma attenzione alle libertà democratiche

Pubblicato il 29/03/2019 - Il Friuli

I lettori di questa rubrica conoscono ormai la posizione del suo curatore. Che, quando scrive, lo fa a partire da un sistema di valori che ne orienta la lettura dei fatti e la loro interpretazione. Così, nel caso dei recenti accordi tra governo italiano e Cina, qui è stato espresso senza infingimenti un punto di vista: andavano stretti, ma in altro modo, senza troppa fanfara e, soprattutto, colpevoli sottovalutazioni della natura del regime con cui abbiamo deciso di fare (altri) affari. Come (quasi) tutti, ho appreso con gioia, attraverso il comunicato stampa trasmesso dall’ Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, come il suo presidente Zeno D’Agostino abbia firmato a Roma sabato 23 marzo con Song Hailang, capo del colosso statale cinese China Communication Construction Company, “un accordo chiave circa le infrastrutture ferroviarie collocate nella regione portuale del Mare Adriatico Orientale, in particolare le nuove stazioni di Servola e Aquilinia, rientranti nel progetto ‘Trihub’, il piano integrato di rinforzo del sistema infrastrutturale ferroviario nell’area fra Cervignano del Friuli, Villa Opicina e Trieste”. Un accordo che, si sottolinea, “permetterà l’accrescimento dell’influenza del porto di Trieste sia in Europa centrale, sia presso i mercati marittimi cinesi”. Questa bella notizia è stata però guastata da uno squallido ed emblematico episodio occorso il giorno prima al Quirinale, dove il presidente cinese Xi Jinping è stato ricevuto dal collega Sergio Mattarella. Tra i giornalisti presenti c’era Giulia Pompili de “Il Foglio”, quotidiano che ha criticato aspramente il love affair tra Italia e Repubblica Popolare e l’adesione del nostro Paese al progetto cinese della Nuova via della Seta. Ebbene, al Colle Pompili ha incrociato il capo dell’ufficio stampa dell’ambasciata cinese, Yang Han. Che, guardandola negli occhi, le ha detto per ben due volte: “La devi smettere di parlare male della Cina”. Incredula, Pompili ha allungato un silente sorriso. Ma Yang le ha ripetuto: “Non devi ridere. La devi smettere di parlare male della Cina”. A quel punto, Pompili ha teso la sua mano al suo interlocutore, mai incontrato prima, chiedendogli il nome. Ma Yang, rifiutandosi di darle la mano, le ha detto: “E comunque so benissimo chi sei”. Ecco, quel che non poteva succedere è invece capitato. Al Quirinale, a pochi passi dal garante della nostra Costituzione. Il sottoscritto ha sollecitato l’editorialista del Corriere della Sera Danilo Taino ad esprimere un parere su Twitter. La risposta di Taino è stata: “il modello cinese (comunista) non perde tempo per affermarsi. Sarebbe bene respingerlo”. Appunto

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