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Cosa faranno i paesi baltici per distaccarsi dal gas russo

Pubblicato il 06/04/2022 - Start Magazine

Mentre si intensifica il dibattito in Europa su un possibile embargo al gas russo, e all’Europarlamento si discute una mozione in tal senso, i Paesi baltici anticipano tutti e proclamano la loro dichiarazione di indipendenza dalle forniture del gigante russo Gazprom.

Niente più gas russo nei baltici

Nel fine settimana sono arrivate a tamburo battente gli annunci.

“Dal 1° aprile – sono state le significative parole di Uldis Bariss, CEO di Conexus Baltic Grid, tra i maggiori operatori del gas della regione – il gas naturale russo non sta più scorrendo verso Lettonia, Estonia e Lituania”.

Il comunicato del Ministero dell’energia lituano

Parimenti esplicito il comunicato emesso lo stesso giorno dal Ministero dell’energia lituano, incentrato su una parola dal valore non solo simbolico: “indipendenza”.

“Alla ricerca della completa indipendenza dal gas russo”, si legge nel testo diramato dal ministero, “in risposta al ricatto energetico della Russia all’Europa e alla guerra in Ucraina, la Lituania ha completamente abbandonato il gas russo”.

Il dicastero ha fornito anche il riscontro delle sue dichiarazioni: il flusso di gas russo in arrivo attraverso il gasdotto lituano-bielorusso e gestito finora da Amber Grid, ossia l’operatore del sistema di trasmissione del gas nel Paese, si è completamente interrotto ed è pari dal 2 aprile a 0 MWh.

Un terminal chiamato “Indipendenza”

A partire da questo momento l’intera domanda di gas della Lituania viene soddisfatta attraverso il Terminal LNG situato nella città portuale di Klaipeda e chiamato simbolicamente “Indipendenza”.

Lo afferma ancora il Ministero dell’energia, aggiungendo che è stato pianificato l’arrivo mensile di tre cargo per LNG per alimentare il terminal in misura sufficiente a soddisfare il fabbisogno “di tutti i consumatori”.

Da questo momento in poi, ogni nuovo ordine di gas sarà gestito, sottolinea enfaticamente il Ministero, “solo attraverso il terminal”.

“Se necessario”, inoltre, precisa ancora il comunicato ministeriale, “il gas può anche essere trasportato in Lituania attraverso il gasdotto con la Lettonia e, dal 1° maggio, anche attraverso il gasdotto con la Polonia”.

Un investimento strategico

Il valore strategico di “Indipendenza” è stato recentemente messo in evidenza da Bloomberg, secondo cui il terminal è capace di soddisfare almeno metà della domanda espressa dall’intero mercato balto-finnico che è pari a 60-65 terawatt per ora.

Anche France24 ha enfatizzato lo stesso punto, ossia la lungimiranza di un investimento fatto tempestivamente nel 2014, ossia dopo la presa corsara della Crimea da parte della Russia di Putin.

“È stato un investimento davvero di successo – ha commentato all’agenzia francese Zygimantas Mauricas, economista capo di Luminor Lietuva, istituto di ricerca con sede a Vilnius -. Non solo abbiamo cessato di pagare la Russia. Ora siamo anche nelle condizioni di vendere il gas ai nostri vicini Lettonia ed Estonia e, dal mese prossimo, anche alla Polonia”.

“Indipendenza”, ha sottolineato ancora l’economista, rappresenta dunque una formidabile “polizza di assicurazione” contro la dittatura del fornitore unico, di cui i pesi baltici erano succubi fino a pochi anni fa.

L’urlo di vittoria dei leader lituani

Come già ricordato, nel weekend in particolare è stato tutto un fioccare di tweet e dichiarazioni orgogliosi da parte dei baltici e della Lituania.

Ha esultato il Primo ministro lituano Ingrida Šimonytė, cinguettando la propria soddisfazione per la fine definitiva dell’import del “tossico gas russo” e rivendicando anche per il proprio Paese il primato europeo nell’emancipazione da Mosca.

 

Identici concetti sono stati ribaditi dal Ministro dell’Energia Dainius Kreivys: “siamo il primo Paese dell’Ue tra quelli che si rifornivano da Gazprom ad affrancarsi dall’offerta russa di gas”.

Questo risultato non sarebbe stato possibile – ha sottolineato ancora il Ministro – se la Lituania non avesse avuto “una coerente politica energetica” nonché preso “tempestive decisioni infrastrutturali”.

Ad affacciarsi su Twitter è stato anche il Presidente Gitanas Nausėda, con parole che ricalcano quelle degli altri leader, ma che vengono usate anche per lanciare un’esortazione all’Ue: che aspettate per fare come noi?

Esultanza fondata?

La realtà appare in parte diversa da quella ottimistica esibita in questa occasione dai leader baltici.

Se la Lituania sembra essersi effettivamente affrancata attraverso il terminal LNG di Klaipeda dal gas russo, ben diversa è la condizione dei due Paesi vicini, Estonia e Lettonia, la cui domanda non può essere interamente soddisfatta da “Indipendenza”.

Lo aveva ammesso appena il mese scorso, del resto, lo stesso premier lituano Simonyte: il terminal non ha sufficiente capacità per provvedere alle esigenze di tutti e tre i baltici.

Una soluzione parziale arriva dalle riserve della Lettonia, capaci almeno per il momento – come ha ricordato lo stesso CEO of Conexus Baltic Grid Bariss in un rilievo che trova riscontro in un articolo di Bloomberg –  di far fronte, assieme alla forniture garantite da Indipendenza, all’intera domanda della regione. Almeno per il momento.

Avanti con l’Indipendenza

Per Paesi dalle dimensioni come quelle dei baltici l’obiettivo Indipendenza non è irraggiungibile: si tratta di “trovare ogni anno”, ha rilevato lo specialista di energia della Fondation pour la recherche stratégique Nicolas Mazzucchi, “circa 10 o 12 milioni di metri cubi di gas. È difficile ma fattibile”.

È per questo motivo che i baltici stanno pianificando grandi investimenti in campo LNG.

Sotto questo aspetto, ad esempio, il governo estone sta esplorando una partnership con Lettonia e Finlandia per costruire un nuovo terminal nella città portuale estone di Paldiski, non lontano dalla capitale Tallinn.

L’altra via maestra dell’indipendenza: il green

Emanciparsi da Mosca passa anche attraverso la semplice riduzione del consumo di gas da parte dell’intero sistema e soprattutto dalla sua sostituzione con fonti rinnovabili.

Il terminal Indipendenza, sottolinea ancora a France24 Mauricas, è “solo una faccia della medaglia”.

L’altra faccia è rappresentata dagli sforzi all’avanguardia fatti negli ultimi anni dalla Lituania per convertire dal gas al biocarburante il sistema di riscaldamento centrale a livello nazionale. Già oggi, snocciola il dato Mauricas, l’80% dei consumi derivanti da riscaldamento sono garantiti da queste fonti.

Per paesi piccoli come i baltici, con una densità demografica estremamente bassa, è una prospettiva verosimile – osserva sempre Mauricas – fare crescente affidamento a fonti rinnovabili come l’eolico, da sviluppare sia su terra che in mare.

BalticienergiaGuerra in UcrainaRussiaStart Magazine
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