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Il falco Janša e Taiwan

Pubblicato il 29/01/2022 - GNN

Janez Janša ha trovato il modo di mandare su tutte le furie Pechino. Intervistato dalla televisione nazionale indiana, il Primo ministro sloveno non si è tirato indietro dinanzi a una spinosa domanda su Taiwan. Anzi, cogliendo la palla al balzo, non ha esitato a dichiarare che il suo Paese è pronto a seguire l’esempio della Lituania aprendo un ufficio di rappresentanza di Taiwan a Lubiana e uno della Slovenia nell’isola. Non pago di questo proposito, Janša ha approfittato dell’occasione per formulare considerazioni destinate a provocare un vespaio. Ha anzitutto definito Taiwan un “Paese democratico”, elevando così lo status dell’isola e mettendo in discussione il principio cosiddetto dell’una sola Cina di cui Pechino pretende il riconoscimento dalle altre nazioni. Per di più il premier sloveno ha di fatto legittimato le aspirazioni indipendentiste di Taiwan, affermando che, se questa è la volontà dei suoi cittadini, la Slovenia non potrebbe che appoggiarla. Infine, in merito alle rappresaglie economiche decise dalla Cina contro la Lituania, ha definito “terrificante” la condotta intrapresa da Pechino contro un Paese che appena trent’anni fa lottava per la propria indipendenza. Tale comportamento aggressivo, secondo Janša, non può che rivelarsi controproducente, minando le relazioni tra l’Unione europea e la Cina che sono da tempo in fase discendente. La reazione cinese non si è fatta attendere: meno di 48 ore dopo la messa in onda dell’intervista, il portavoce del Ministero degli Esteri in conferenza stampa ha affermato che la Cina è “scioccata” dalle dichiarazioni del Primo ministro sloveno. Non ha chiarito tuttavia con quali mosse Pechino intende replicare e, in particolare, se si seguirà il copione lituano comprensivo di boicottaggio economico e diplomatico. Tutto lascia credere, però, che le parole di Janša non resteranno senza conseguenze. Per Pechino la questione di Taiwan è una sorta di tabu per il quale non ammette interferenze. Più volte il Presidente Xi Jinping ha affermato che la riunificazione di Taiwan alla Cina continentale è un imperativo categorico del Partito comunista e che è solo questione di tempo prima che si realizzi: anche, se necessario, ricorrendo alla forza. Nel corso degli anni la Cina ha creato un vero e proprio cordone sanitario intorno a Taiwan persuadendo numerosi Paesi a interrompere le relazioni diplomatiche con l’isola. Oggi sono solo 14 le nazioni al mondo che riconoscono Taiwan, che si trova pertanto in una preoccupante e rischiosa condizione di isolamento. Qualcosa tuttavia sta mutando nell’atteggiamento del resto del mondo. Rispetto agli anni in cui ogni minimo cenno di fastidio di Pechino sortiva i suoi effetti, oggi sono sempre più numerosi i Paesi non più disposti a tollerare la protervia cinese. Gli Usa sono in cima alla lunga lista di Stati che hanno preso a condannarne apertamente gli abusi: le recenti sanzioni americane ed europee per il caso degli uiguri ne sono una riprova. Lungi dall’essersi concesso qualche libertà di troppo, Janša più semplicemente pare avere fiutato questo nuovo vento.

 

 

 

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