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Si acuisce la crisi ucraina

Pubblicato il 02/02/2022 - GNN

Lungi dallo sbloccarsi, la crisi ucraina si acuisce ogni giorno di più. I vari tentativi diplomatici effettuati soprattutto dagli Usa non sono riusciti a convincere Putin a smobilitare gli oltre 100mila uomini e i mezzi piazzati poco lontano dal confine ucraino. Al contrario, lo zar ha deciso di avviare un’esercitazione militare nella vicina Bielorussia, alzando così il livello della pressione esercitata su Kiev. Nessuno al momento può escludere l’esistenza di un piano di invasione, nonostante le poco credibili rassicurazioni russe. Dinanzi a questo pericolo imminente, Washington sta seguendo una politica del doppio binario: da una parte non cessa di interloquire con la Russia, nella speranza che si convinca a operare una deescalation, dall’altra si prepara allo scenario peggiore. Mentre il Dipartimento di Stato predisponeva nel weekend il rientro in patria dei familiari dei propri diplomatici e la riduzione all’osso del personale di ambasciata, il Pentagono decideva poco dopo di mettere in allerta 8.500 militari in previsione di un loro dislocamento, nella cornice della Forza di reazione rapida della Nato, ai confini orientali dell’Alleanza minacciati dalla mobilitazione russa. Tali uomini e i relativi mezzi, ha precisato il Dipartimento della Difesa, non sono destinati ad un impiego bellico in caso di inizio delle ostilità, ma servono unicamente a rassicurare gli alleati del fianco Est che vivono la crisi con forte apprensione. Nel frattempo continuano ad essere inviati in Ucraina aiuti militari: gli Usa hanno autorizzato uno stanziamento aggiuntivo di 200 milioni di dollari, mentre Paesi come i tre baltici, Spagna e Danimarca stanno trasferendo nel quadrante armamenti, navi e aerei. Dopo la mossa del Pentagono, effettuata volutamente in ambito Nato, non si possono escludere azioni analoghe da parte di altri membri dell’Alleanza. In questa crisi l’Europa si è sempre mossa fin qui compatta al fianco degli Usa, come dimostra l’ultima riunione dei Ministri degli Esteri Ue nella quale si è ribadita l’intenzione di colpire duramente la Russia con sanzioni senza precedenti in caso di invasione. Esiste ancora qualche spiraglio diplomatico: Washington in particolare sta studiando il modo con cui rispondere all’espressa richiesta russa di impegni scritti circa il quadro della sicurezza in Europa. Ma sarà molto difficile che gli Usa vadano incontro alle pretese di Mosca, che sono concentrate su tre principi: no a ulteriori allargamenti della Nato ad Est, depotenziamento della sua presenza nei Paesi ex satelliti di Mosca e infine rispetto di una sfera d’influenza russa non diversa da quella di cui Mosca beneficiava ai tempi della guerra fredda. Si tratta, come si vede, di condizioni che l’Amministrazione Biden ha già definito inaccettabili, pur lasciando la porta aperta a qualche minimo accomodamento. In particolare molti osservatori rilevano come Putin potrebbe accontentarsi di un accordo che congeli l’adesione dell’Ucraina alla Nato per almeno quindici anni. Pur contraddicendo così la politica cosiddetta della “porta aperta” che ha portato la Nato ad espandersi notevolmente a partire dal 1997, tale sacrificio potrebbe rivelarsi ineluttabile.

 

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