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Il Trattato del Quirinale e i nuovi rapporti Italia-Francia

Pubblicato il 26/11/2021 - Messaggero Veneto

Si sigla oggi a Roma nella cornice di Villa Madama e alla presenza del Presidente della Repubblica il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia. Con la firma apposta da Mario Draghi e da Emmanuel Macron giunge a compimento un percorso nato nel 2017 sotto il governo di Paolo Gentiloni, intenzionato a strutturare i rapporti bilaterali italo-francesi sulla scia di quelli franco-tedeschi cementati dallo storico Trattato dell’Eliseo del 1963 rinnovato ad Asquigrana nel 2019. Il nuovo Trattato, i cui contenuti sono stati tenuti riservati fino ad oggi salvo alcune generiche anticipazioni soprattutto sugli ambiti di intervento, vede la luce in un momento particolarmente propizio per l’Italia che, sotto la leadership Draghi e in una fase di transizione per la Germania, ha riacquistato una centralità di cui il patto odierno rappresenta la consacrazione. Figlia anche della sintonia personale tra Draghi e Macron, la nascita di una special relationship tra Italia e Francia non può che inquadrarsi nell’ambito di una politica europea tradizionalmente dominata dall’asse franco-tedesco. In questo senso il Trattato offre un rilevante vantaggio al nostro Paese: riequilibra i rapporti tra le principali potenze dell’Ue, stemperando l’egemonia di Berlino e Parigi, e offrendo l’opportunità all’Italia di porsi al centro della vita politica europea. Rafforzare e istituzionalizzare le relazioni sull’asse Roma-Parigi ha senso da molteplici punti di vista. Consente anzitutto di mettere al riparo il rapporto bilaterale dalle temporanee oscillazioni o fibrillazioni delle rispettive politiche interne. In altre parole, permetterebbe di scongiurare clamorosi incidenti come quello del 2019 quando Macron, irritato per l’incontro tra l’allora vicepremier Luigi Di Maio ed esponenti dei gilet gialli, richiamò in patria il proprio ambasciatore a Roma. Sono poi numerosi gli ambiti in cui il consolidamento della cooperazione italo-francese darebbe i suoi frutti. Non possiamo dimenticare che Francia e Italia sono potenze mediterranee che risentono in uguale misura delle tensioni che sorgono in continuazione da questa area. E qui il pensiero va in primo luogo alla Libia, attesa da un appuntamento decisivo come le elezioni del 24 dicembre. Se Roma e Parigi, anziché coltivare i propri interessi a scapito dell’altro, agissero di comune accordo in quello scenario, le possibilità di una stabilizzazione della nostra ex colonia aumenterebbero di conseguenza. L’immigrazione è un altro tema cruciale su cui un dialogo tra le due capitali potrebbe contribuire a imprimere una svolta in vista di un accordo a livello europeo che possa superare il tradizionale ostruzionismo di una serie di Paesi ostili ad ogni ipotesi di modifica dello status quo. Il caso ha voluto che il Trattato vedesse la luce in coincidenza con il battesimo del nuovo governo tedesco guidato da una figura come Olaf Scholz le cui credenziali europeiste sono radicate al pari di quelle di Draghi e Macron. Si profila così ai vertici Ue un rassicurante allineamento che fa da efficace contrappeso alle opposte spinte di nazionalismi e populismi.

 

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